N° 25

 

IL GIOCO DEL SACRIFICIO

 

(EPILOGO)

 

        

LA MOSSA FINALE

 

Di Carlo Monni

 

 

1.

 

 

            L’uomo si alza in piedi ed esita prima di dire la fatidica frase:

-Mi chiamo Tony e sono un alcolizzato.-

            I presenti non si scompongono. Molti di loro lo conoscono già, non è la prima volta che partecipa alle loro riunioni, gli altri conoscono la sua storia e non è molto dissimile dalla loro, in fondo. È la storia d uomini e donne che non hanno saputo resistere alle tante pressioni della vita ed hanno cercato aiuto e conforto nell’alcool, solo per scoprire di essere finiti in una spirale autodistruttiva. Coloro che sono presenti stasera sono stati fortunati, però, ne sono usciti, almeno per il momento, e combattono la loro battaglia e vivono la loro vita nell’unico modo possibile: un giorno alla volta.

            Tony Stark continua a parlare.

-Credo di ricordare ancora la prima volta in cui mi sono ubriacato. Avevo 16 o erano 17 anni? A volte i particolari si fanno confusi, ma certe cose, invece, restano. Ero innamorato, per la prima volta nella mia vita, ma era la figlia di un concorrente di mio padre e lui non mi avrebbe permesso nemmeno di vederla, figuriamoci di sposarla. Ebbene sì, proprio la classica situazione alla Giulietta e Romeo, solo con un finale diverso. Come in una classica soap opera, i genitori di entrambi erano d’accordo su una sola cosa: separarci. Lei fu spedita da una zia in California ed io, invece, a completare i miei studi in Europa. Diversamente da quanto accade nelle fiction, però, non ci furono riunioni dell’ultimo minuto sotto la pioggia. Lei partì ed il prossimo sarei stato io.  Ero depresso e disperato, lo ammetto.  Forse fu per questo, o forse fu un dispetto a mio padre, ma quando tornai dall’aeroporto, dopo aver visto da lontano il jet di Meredith decollare, mi fermai alla nostra casa di città[1] e mi diressi al mobile bar. Era la prima volta che bevevo qualcosa di alcolico ed il sapore aspro del whisky mi scese in gola procurandomi un senso di bruciore, eppure continuai, finché il fedele maggiordomo Jarvis non venne a strapparmi la bottiglia dalle mani. Credo di averlo allontanato con una manata e di aver preso un’altra bottiglia, poi il mio successivo ricordo  è di me che vomito anche l’anima in bagno. Quello fu il mio primo contatto con l’alcool, avrebbe dovuto insegnarmi molte cose, ma non lo fece. Negli anni seguenti continuai a bere, ma con moderazione, senza esagerare. Poi, a poco, a poco, le pressioni del lavoro e della vita privata divennero sempre più pesanti ed un bicchierino sembrava aiutare ad alleviare questo peso. M’illudevo di mantenere il controllo, ma mi sbagliavo, era l’alcool a controllare me. Commisi degli errori, quasi mi alienai gli amici, ma mi ripresi o così pensavo. Era solo un’illusione. Non passò molto tempo che cedetti ancora una volta e stavolta fu molto peggio: tutto quello che avevo di più caro mi sfuggì dalle dita e la cosa peggiore è che non m’importava, il mio mondo era la bottiglia, il resto non esisteva. Come ho trovato la forza di uscirne? A dir la verità, non ne sono sicuro. Mentre vagavo per le strade di New York, conobbi una donna, Gretl Anders era il suo nome, anche lei alcolizzata come me. Non ho mai saputo cosa l’avesse portata ad essere un alcolista ed una senza casa e non avrò mai la possibilità di saperlo. Era incinta e sola e si aggrappò a me. Bella scelta che fece: un playboy superficiale che non aveva mai voluto impegnarsi veramente con nessuna donna ed ero investito di quella responsabilità. Beh, che differenza poteva fare? Più in basso di come ero non potevo certo finire. Gretl morì tra le mie braccia sulle scale d’ingresso di un palazzo, dando alla luce suo figlio, durante una tormenta di neve Il bambino aveva una sola speranza: che io resistessi l’intera notte e gli dessi il calore del mio corpo per proteggerlo. Sopravvivemmo entrambi ed io decisi che non avrei mai più bevuto.[2] Ho mantenuto quella decisione sino ad oggi, anche se non è stato semplice. Non è passato giorno in cui la tentazione non si facesse sentire e molte volte sono andato vicino a cedere… ma non l’ho fatto… non l’ho fatto! Ed ora vado avanti come ognuno di noi: un giorno alla volta ed ogni giorno senza bere è una vittoria.-

            Tony si risiede; ha detto quel che doveva dire, dopotutto. Ci sono altri interventi, poi la riunione termina e gli invitati si disperdono. Una donna bionda si avvicina a Tony.

-Ciao guerriero.- lo saluta.

-Carol… Carol Danvers!- esclama Tony –Sono felice di rivederti, Come va?-

-Diciamo bene.- risponde l’ex supereroina -Come hai detto tu: un giorno alla volta. Se quando vado a dormire non ho toccato alcool, allora è stata una buona giornata, no?-

-Da quanto…?-

-Da quanto non bevo? Da dopo la Guerra dei Mondi. Non un solo goccio e vado avanti tranquilla. Il periodo difficile è stato durante la crisi infernale, quando ho perso i poteri, ma per mia fortuna non ero sola, avevo il sostegno degli amici e questo mi ha aiutato a non ricadere nel vecchio vizio.-

-Qualcuno mi ha detto che ti vedi con Dane Whitman. Sono contento per entrambi.-

-hai delle spie efficienti.-

-Scusa, non volevo impicciami di… della tua vita privata.-

-Oh, non importa, non è certo un segreto, in fondo.- replica Carol sorridendo –Beh ora devo salutarti, sono attesa in una libreria per la presentazione del mio nuovo libro.-

-Ne ho sentito parlare. Mi piacerebbe venire a vederti, ma ho un sacco di problemi e devo occuparmene alla svelta, purtroppo.-

-Non preoccuparti, ci saranno altre occasioni, no? Ed io ci conto. E se ti dovesse servire una mano per qualsiasi cosa, chiamami. Tu mi sei stato vicino quando avevo bisogno d’aiuto ed ero troppo stupida per ammetterlo, non lo dimentico questo.-

-Ti ringrazio davvero, Carol, ma spero che non ce ne sarà bisogno.-

Un bacio veloce sulle guance suggella il loro saluto e Tony rimane da solo. Si avvia al parcheggio dove ha lasciato la sua auto. Non ha detto a Carol quanto siano gravi i suoi attuali problemi e, comunque, lo scoprirà presto. Per allora lui spera di aver risolto tutto, ma, in fondo, non ne è poi così sicuro.

 

Il luogo? Un segreto, naturalmente, ma ormai abbiamo imparato a conoscere l’uomo che siede nell’ampia poltrona di pelle nera e che negli ultimi tempi ha pianificato tutta una serie di mosse il cui scopo è impadronirsi delle proprietà di Tony Stark. Finora il suo piano è proceduto fra alti e bassi. Gli attacchi diretti a Stark non hanno sortito molto effetto, ma sono comunque serviti a distrarre la sua attenzione da altre manovre. Quello stupido si è lanciato in acquisizioni arrischiate proprio nel momento in cui la sua azienda era economicamente debole ed ora la REvolution è pesantemente indebitata e non è in grado di difendersi dal suo attacco. Quanto alla Stark-Fujikawa è un osso appena un po’ più duro, ma non è affatto impossibile da inghiottire anche se può contare su risorse migliori.

L’uomo sorride: cari Tony e Morgan sto per togliervi tutto quello che avete di più caro e vi assicuro che sarà un’enorme soddisfazione.

-Ti disturbo?- la voce femminile è ben modulata, il suo tono aprirebbe immediatamente una breccia nel più coriaceo dei cuori e le sue forme generose turberebbero i sonni di molti. L’uomo si limita a guardarla e sorride:

-Oh sei tu? Non disturbi mai mia cara, lo sai. Come sta andando il nostro piccolo piano?-

-Decisamente bene.- risponde la donna –La nostra Miss Bergier si è rivelata sin troppo facile da manipolare. Ero davvero curiosa di sapere se avrei avuto successo con una donna e non è stato affatto difficile.-

-Beh spero almeno che ti diverta.- Replica lui con un sogghigno. –Ti ho scelta perché so che sei la migliore in questo genere di affari, sei nata per questo dopotutto vero mia cara?-

-Certo che sì. Per Rebecca Bergier sono un sogno diventato realtà. È quasi un peccato che debba imparare che i sogni sono sempre destinati ad essere infranti.-

-Sei crudele mia cara… preferisci che ti chiami col tuo vero nome o con quello che hai in questa missione, Miss India Queen?-

-I nomi non hanno importanza per me, chiamami come vuoi. Ho delle informazioni per te. Grazie a Rebecca ho pieno accesso al materiale della Fondazione Maria Stark e come bonus ho un’informazione che potrà, forse, tornarti utile: stando a quanto la cara Rebecca mi ha detto, Jim Rhodes è War Machine.-

            L’uomo fa una smorfia.

-Curioso. –commenta –Da certe informazioni che avevo avuto avrei scommesso che fosse un uomo di nome Parnell Jacobs.[3] Tuttavia non è affatto sorprendente, dopotutto è coerente con certe idee che mi sono fatto ed in un certo senso le conferma. Bene, ora, mia cara, discutiamo delle prossime mosse.-

           

            Rumiko Fujikawa si avvicina all’ampia vetrata della stanza da letto. È nuda, ma la cosa non la turba affatto, ha sempre avuto quello che giudica un rapporto sano col proprio corpo, più di quanto suo padre e suo nonno giudicherebbero consono ad una brava ragazza giapponese. Che vadano tutti al diavolo, pensa, lei è una donna libera e fa sempre quello che vuole. E cosa vuole adesso? Si chiede mentre ammira la vista del parco fuori della villa, è una bella domanda no? Vuole dimostrare a quel retrogrado di suo nonno ed anche a suo padre che lei aspira a molto di meglio che ad essere la serva di un uomo, un giorno sarà lei ad essere al posto di comando e se per arrivarci deve servirsi di uno come Morgan Stark, la cosa non la turba minimamente Deve ammetterlo con se stessa: il fatto che Tony Stark l’abbia scaricata ha ferito il suo orgoglio ed è probabilmente per ripicca che ha cominciato a flirtare con Morgan. Certo lui non è Tony: anche se gli somiglia, è ancora troppo sovrappeso e non ha il suo fascino magnetico, anche se sa come soddisfare una donna, non può negarlo. Rumiko sogghigna mentre questo pensiero le attraversa la mente. Suo nonno non lo giudicherebbe un compagno alla sua altezza: troppo vecchio, ha almeno il doppio dei suoi anni, e poi ha il peccato imperdonabile di essere un Gajin, uno straniero, un non giapponese. Ma se deve essere onesta, non le importa affatto. Come diceva quella canzone? “Le ragazze vogliono solo divertirsi".[4] Beh questa ragazza vuole divertirsi di certo e magari anche qualcosa di più.

-Rumiko…-

            Morgan si è svegliato. Rumiko sospira e si gira per ritornare a letto, ben conscia che l’uomo ammira la sua figura illuminata dai raggi lunari.

Sorride.

 

 

2.

 

 

            Il mattino si prospetta impegnativo per Tony Stark, ha parecchio di cui discutere coi suoi legali: Howard Finch, il patrigno di sua figlia Kathy, ha chiesto un ordine restrittivo nei suoi confronti per impedirgli di vederla, sostenendo che la sua vita è troppo pericolosa. Per rendere le cose ancora più complicate ci sono messe: un’ispezione fiscale con blocco di tutti i suoi beni sino a che non sarà terminata, la sospensione dei titoli del suo gruppo industriale a causa di un’inchiesta della S.E.C. ed un’accusa di violazione della legge antitrust. Se considera i recenti problemi finanziari delle sue aziende, potrebbe pensare che questi ultimi eventi siano solo tasselli di un unico piano per distruggerlo. Per altri sarebbe paranoia, ma lui c’è già passato altre volte e non è tipo da sottovalutare questa possibilità.

            Quello del denaro è il problema minore da superare. Con il suo nome ed il credito di cui gode potrà superare senza grossi problemi il periodo dell’ispezione anche se le sue carte di credito e conti bancari sono bloccati e nel portafogli ha poco più di cento dollari; beh almeno spera di riuscirci. Nel frattempo, però, non mancano i problemi ed il gruppetto di avvocati seduto di fronte a lui non è per niente incoraggiante.

-Riguardo l’ordinanza richiesta da Howard Finch…- esordisce Jeryn Hogart -… il mio studio di Chicago se ne sta occupando. Sosterremo che Mr. Finch non ha titolo per richiederla, non essendo il padre naturale della bambina.-

-Bene. Voglio anche che siano fatti i passi per cambiare legalmente il nome di Kathy da Finch a Stark, voglio anche la custodia congiunta con la madre. Se Finch vuole la guerra ha scelto l’uomo ed il momento sbagliato.-

            Interviene Becky Blake, dello studio Nelson & Murdock:

-Per le accuse di violazione della legge antitrust, ho un colloquio col Procuratore Federale Nelson e spero di poter trovare una soluzione.-

-Nelson… Foggy. Si, è un uomo onesto e spero che sia anche ragionevole…. Inger?-

            Inger Sullivan alza gli occhi dal suo palmare.

-Non ho molto da aggiungere, a parte che siamo pronti a fare, a nostra volta, causa al Governo per persecuzione. La seconda verifica fiscale in meno di una settimana è sospetta. Sosterremo che il Governo vuol rivalersi su di te, perché sostieni finanziariamente i Vendicatori e loro sono in rotta con il Governo di questi tempi, appunto.-

-Si, può essere giusto. Fate del vostro meglio. Mi dispiace, non potrò pagarvi almeno finché i miei beni non saranno stati sbloccati, ma…-

            È Jeryn Hogart a rispondere per tutti.

-Non ha importanza Mr. Stark. La sua parola ci basta per adesso.-

            Con le salate parcelle che pago di solito, ci mancherebbe altro, pensa cinicamente Tony, poi saluta gli avvocati e rimane solo con i suoi tre più fedeli collaboratori: Pepper Potts, Happy Hogan, Jim Rhodes.

-Siamo nei guai amici.- dice senza preamboli –Le ultime mosse hanno esposto finanziariamente la REvolution. Non abbiamo praticamente niente in cassa e per dirla tutta: non so come pagare gli stipendi della settimana ai dipendenti e se il blocco decretato dall’I.R.S. non termina alla svelta, avremo problemi seri con le banche. In questi condizioni, il nostro misterioso avversario, quello che sta comprando le nostre azioni, c’inghiottirà con un solo boccone.-

-Non pensavo che la situazione fosse così grave, Capo.- dice Happy Hogan –Credevo che saresti riuscito a trovare una soluzione. Dopotutto non sei solo Iron Man, ma anche uno dei più brillanti cervelli della Nazione.-

-Ti ringrazio Happy.- replica Tony con un mezzo sorriso –Ma sono anche quello che si è fatto portar via l’azienda per tre volte con metodi come questi, ricordi? Non depone certo a favore del fatto che imparo dai miei errori. Mi dispiace dirlo, amici, ma se le cose non cambiano alla svelta, avremo tutti un nuovo padrone, molto presto.-

-E tu vorresti darmi ad intendere che ti arrendi?- interviene Rhodey –Perdonami, ma non riesco a crederci.-

-Non l’ho detto, infatti, ci sono delle contromosse da fare, ma ho bisogno di…-

            Dall’interfono arriva la voce di Mrs. Arbogast:

<<Mr. Stark, ci sono Mr. Taylor e Mr. Rand e vogliono vederla… subito, così dice Mr. Taylor.-

            Tony sospira.

-Li aspettavo, li faccia passare Mrs. A.-

            E quando gli altri due membri del Consiglio dei Direttori entrano nell’ufficio, sui loro volti si leggono avvisaglie di tempesta.

 

            In uno dei livelli sotterranei di quello steso complesso, sta avvenendo un allenamento molto particolare:

-Sono pronto Jocasta…- afferma Eddie March mentre indossa l’elmetto di Iron Man <<… comincia pure quando vuoi.>>

<<Molto bene Eddie>> è la replica dell’Intelligenza Artificiale con personalità femminile che governa la rete informatica della REvolution <<Ho inizializzato la sequenza… comincia…ORA!>>

            Eddie March non è affatto nuovo a questo percorso ad ostacoli, vi si sottopone da quando ha accettato di reindossare i panni di Iron Man per aiutare Tony Stark, un uomo a cui deve molto. È ironico che Iron Man sia un eroe che ha sempre ammirato molto, al punto da scegliersi il suo nome come soprannome da pugile. Se Marvin Hagler era “Marvelous”, se Tyson era “Iron Mike”, beh lui era Iron Man March e sarebbe arrivato a vincere tutto se quel maledetto grumo di sangue al cervello non l’avesse fermato e costretto al ritiro dal ring. Ora è guarito, certo, ma se le ferite del corpo si cicatrizzano, che ne è di quelle dell’anima? È stato Iron Man per un breve periodo e ci ha quasi rimesso la vita,[5] poi ha accettato di rivestire ancora una volta l’armatura ed ancora una volta, per poco non ci rimetteva la vita.[6] Ha la pelle dura e si è rimesso e non intende mollare, ma chi deve convincere? Se stesso o gli altri? La chiave di tutto è la paura. Il grumo di sangue, trombo o aneurisma o come altro diavolo si chiamava non c’è più, ma se tornasse? Se le lesioni subite nella missione ad Olympia avessero conseguenze inattese? La cosa di cui bisogna davvero avere paura è la paura stessa, chi l’ha detto?[7] Chiunque fosse aveva ragione, ma Eddie vuole essere Iron Man, ha dovuto rinunciare a molte cose nella sua vita, non rinuncerà anche a questa. Con determinazione vola lungo il percorso, evita gli ostacoli, i repulsori abbattono dei droni volanti che dovrebbero abbatterlo, l’uniraggio disattiva un cannone ed alla fine raggiunge il traguardo preme un bottone rosso.

<<Due minuti, 17 secondi, 78 centesimi. Una buona performance Eddie.>> commenta Jocasta.

<<Grazie Jo.>> risponde Eddie <<Non ho nemmeno il fiatone. Potrei fare un secondo round.>>

<<Non so se è il caso Eddie, Credo che per oggi possa bastare.>>

<<Come vuoi Jo.>> Eddie si toglie l’elmetto –Uff. Adesso credo che mi farò una doccia e poi tornerò a respirare un po’ d’aria pura.-

<<Per la verità, Eddie, l’aria filtrata di questo posto è molto più pura di quelle inquinata che potresti respirare a New York.>>

-Sarà, ma io preferisco una bella passeggiata, ma non credo che tu possa capirmi Jo.-

<<Ti capisco benissimo Eddie.>> risponde Jocasta, ma con suo rammarico Eddie è già uscito dalla sala.

 

            Dwayne Taylor è molto giovane, ma non sono molti ad accorgersene quando parlano con lui. La vita lo ha indurito. I suoi genitori sono stati uccisi quando era bambino e la loro morte lo ha ispirato a combattere il crimine nell’identità segreta del supereroe Night Trasher. Diversamente da molti appartenenti alla sua minoranza razziale, è nato ricco, non ha conosciuto la vita dura dei ghetti e per questo ha deciso di usare la fondazione benefica che dirige a vantaggio di quelli più sfortunati. Non vi sembra una storia molto originale? Peccato, perché è così che stanno le cose. Non molto tempo fa ha scoperto amare verità sul conto di suo padre e delle persone che l’avevano allevato dopo la sua morte e non è la sola scossa che la sua vita privata ha dovuto affrontare. C’è da stupirsi, dunque, che Dwayne abbia decisamente un brutto carattere?

-Paliamoci chiaro Stark..- sta dicendo -…quando ti ho affidato la direzione di quest’azienda avevo ben altre idee in mente su quali dovessero essere i suoi scopi ed i suoi modi di operare e tu puoi aver compromesso tutto.-.

            La faccia di Tony rimane impassibile mentre risponde:

-Se vuoi le mie dimissioni da Presidente, Taylor, posso rassegnarle anche subito, non ci sono problemi.-

            Per un lungo attimo il silenzio cala nella stanza, un silenzio rotto, infine, dalla voce di Danny Rand:

-Signori, credo che sarebbe il caso di non cedere troppo precipitosamente all’ira e discutere la situazione amichevolmente. I saggi non perdono a discutere su chi dovrebbe stare ai remi mentre la barca affonda.-

-Risparmiami le tue sciocchezze zen, Rand.- replica seccamente Dwayne.

-Non è zen è… oh beh, ma perché perdo tempo a spiegartelo?- Danny si rivolge a Tony –Se hai un rimedio per quanto sta accadendo, diccelo.-

-Non ho la bacchetta magica, purtroppo.- risponde questi –Forse posso sistemare questa cosa dell’ispezione fiscale, ma potrei non riuscirci in tempo ed in tal caso.. se il nostro misterioso avversario dovesse, come temo, rilevare il nostro indebitamento, allora ci troveremmo tutti a lavorare per lui.-

-Quanto?- chiede Dwayne.

-Quanto cosa?-

-Quanto serve per coprire adesso l’indebitamento.-

            Tony spara la cifra ed i suoi interlocutori spalancano la bocca.

-Non… penso di non disporre di una simile cifra in contanti.- dice infine Dwayne.

-Nessuno di noi ce l’ha. Io potrei raggranellarla facilmente offrendo in garanzia i miei beni personali, ma, purtroppo, sono stati bloccati come quelli della società.- risponde Tony.

            Danny Rand non perde tempo a riflettere. Sotto la sua apparenza di bravo ragazzo un po’ ingenuo, che ha tratto in inganno più di una persona, si nasconde, dopotutto, il supereroe chiamato Iron Fist e tutta la sua educazione, ricevuta nella perduta città di K’un Lun, e la sua stessa etica lo portano infallibilmente ad una sola risposta:

-Parlerò con i miei commercialisti. Forse posso avere quella somma per domani o dopodomani. Non prometto nulla, ma ci proverò.-

-Se non ci riesce lui, ci penserò io.- interviene deciso Dwayne –Ho investito troppo in quest’impresa per farmela portar via senza lottare. –

-Io vi ringrazio. Vi rimborserò la mia parte non appena potrò.- dice Tony.

-So che lo farai, Stark.- ribatte Taylor, poi il suo cellulare squilla e lui risponde. Poche frasi, brevi e secche, poi si rivolge agli altri –Scusate, ma ci sono affari alla Fondazione Taylor che richiedono la mia attenzione. Ci aggiorneremo a domani sera.-

            Saluta tutti e lascia l’ufficio. Danny Rand, invece, si trattiene.

-Prima di andare, ho una cosa da dirti, Stark.- dice.

-A che proposito?- chiede Tony sulla difensiva.

-Colleen Wing. È una mia carissima amica e non si merita il trattamento che le stai facendo.-

-Io…-

-Lasciami finire. Lei non è una delle tue solite donne, amico, non puoi pensare di portartela a letto quando ti pare e salutarla come se niente fosse il mattino dopo. Non so capire bene perché, ma sembra che lei tenga anche troppo a te e tu la stai ferendo con il tuo comportamento. Io credo che tu le debba un chiarimento. Penso che tu sappia comportarti con onestà e se, invece, non ne fossi capace, credimi, saprei come fartela pagare.-

            Lui e Tony si guardano negli occhi e Tony vi legge determinazione e risolutezza, capisce che Danny crede in ogni parola che dice e, dannazione, ha ragione.

-Le parlerò.- risponde infine- Hai la mia parola.

            Danny sorride.

-Ci conto.- è la sua sola risposta, poi esce anche lui dall’ufficio, lasciando Tony da solo.

 

 

4.

 

 

            Il suo nome è Iron Man ed è contemporaneamente la guardia del corpo personale di Tony Stark, un supereroe ed un membro fondatore dei Vendicatori. Tutte cose corrette, eppure, al tempo stesso, sbagliate. Spieghiamoci meglio: al momento sotto l’armatura c’è Michael O’Brien, ex detective della Polizia di New York, ex agente federale, ex Capo della Sicurezza dello Staff dei Vendicatori, attualmente una delle quattro persone che si alternano assieme a Tony Stark stesso nel ruolo di Iron Man; sì, tra i suoi compiti c’è anche quello di guardia del corpo di Stark, anche se non è il più importante dei suoi doveri; è indubbiamente un supereroe, non si tira indietro quando ci sono persone in difficoltà che hanno bisogno d’aiuto; e no, non ha mai partecipato ad una sola missione dei Vendicatori da quando è uno dei portatori dell’armatura, questo è un onore che finora è toccato solo a Tony Stark e Eddie March. Come Eddie, Mike è contento di essere un membro della cosiddetta Iron Legion, ma, diversamente da lui, non ha mai veramente voluto essere un supereroe, il che non significa che non sappia o voglia fare quel che deve, come adesso, ad esempio.  A quanto pare, ci sono problemi alla filiale della Prima Banca Federale del Bronx. A pensarci bene, non ha mai visto una Seconda Banca Federale o una terza. Che razza di pensieri gli vengono in mente in questo momento. La presenza degli uomini di Codice Blu, l’unità S.W.A.T. della Polizia di New York che si occupa di supercriminali, gli fa capire che c’è di mezzo un superumano ed in questi casi, è sempre una brutta storia. Si avvicina ad uno degli agenti, una portoricana dalla pelle scura, alta e robusta.

<<Che sta succedendo Ruiz?>> chiede.

            Margarita “Rigger” Ruiz non mostra alcuna sorpresa alla vista dell’eroe in armatura e risponde:

-C’era da aspettarselo che uno di voi buffoni sarebbe saltato fuori. Bah meglio un Vendicatore dell’Uomo Ragno, immagino.-

<<Anche l’Uomo Ragno è un Vendicatore, se non sbaglio, Ruiz.>> replica Mike <<Della riserva, ma pur sempre…>>

-Si, si.. ehi, un momento: mi hai chiamato per nome due volte, come fai a conoscerlo?-

            Sotto l’elmetto Mike si morde la lingua: non ha pensato a quel particolare quando ha visto l’ex collega, incontrata più e più volte quando anche lui era nel Corpo. Beh, è facile porvi rimedio:

<<Sono un Vendicatore, Agente Ruiz, conosciamo i nomi ed i volti di tutti i membri di Codice Blu. Ora se volesse dirmi che sta succedendo, forse potrei essere d’aiuto.>>

-Beh, perché no? Stone non se la prenderà. Non farai di certo più danni di Thunderstrike. È quel tipo, Shocker, l’avversario dell’Uomo Ragno, ha tentato una rapina, ma il direttore della banca ha fatto in tempo ad avvisarci e siamo riusciti a giungere prima che se ne andasse.-

<<Shocker? Ma credevo che fosse in prigione.>>

-E chi ci capisce niente con quelli? Sembra che per loro facciano le prigioni con le porte girevoli: non fai in tempo a sbatterli dentro, che sono già fuori. E quando ti fanno il raro favore di morire, o resuscitano o qualche altro pazzoide ne prende il posto.-

<<Ok, vado a prenderlo.>>

-Ehi, aspetta!-

            Iron Man non l’ascolta, si muove verso la banca. Quello Shocker, ne ha sentito parlare, è una mezza tacca con un costume che sembra una trapunta e che si è sempre fatto sconfiggere dall’Uomo Ragno, non dovrebbe essere troppo difficile occuparsene.

<<Ehi Shocker, sono Iron Man. Esci dalla banca, da bravo ed arrenditi con le buone o dovrò fartelo fare con le cattive.>>

            La porta della banca si apre ed appare Shocker. Dice solo una frase

-Non sono affatto un bravo ragazzo.-

            Poi punta le braccia, coi pugni serrati, verso la figura di Iron Man e subito una scarica vibratoria ad alto potenziale colpisce Mike O’Brien sbattendolo contro un muro dall’altra parte della strada e facendoglielo sfondare.

            A quanto pare, non sarà affatto una passeggiata.

 

            Da un'altra parte di New York un altro uomo in armatura si sta godendo l’ebbrezza del volo, è War Machine. Le opinioni della gente su di lui sono, a dir poco, confuse. Qualcuno lo considera un eroe, ricordando, tra le altre cose, le sue lotte a favore dei diritti umani e contro tiranni senza scrupoli; altri ricordano i suoi attacchi contro complessi industriali, attacchi che hanno provocato molti danni e messo in pericolo delle vite. L’uomo sotto l’armatura, naturalmente, sa che a commettere quegli atti criminali è stato, in realtà, un altro uomo, il suo vecchio amico dei tempi dei Marines Parnell Jacobs, che, per una di quelle incredibili coincidenze che si fatica a prendere per vere, eppure esistono, aveva messo le mani sulla sua armatura e l’aveva usata per portare avanti un piano criminale concepito da Sunset Bain e Stuart Clarke.[8] Ora Parnell è in possesso, Rhodey non sa come, dell’armatura aliena Eidolon e con l’identità di Warwear sta tentando di fare ammenda per i suoi errori passati, come leader sul campo della Justice Inc. Sunset Bain, invece, è diventata vicepresidente della Stark-Fujikawa e non ci sono prove che possano inchiodarla per i suoi crimini. Certo, Parnell potrebbe testimoniare contro di lei, ma dovrebbe rivelarsi e sarebbe accusato di danneggiamento, lesioni, tentato omicidio e chissà cos’altro, per non parlare del fatto che anche i segreti di Jim e forse quelli di Tony correrebbero il rischio di essere esposti. E così tutti stanno zitti e tutti sono contenti… o forse no. Rhodey si chiede perché ha scelto di credere a Parnell quando si sono incontrati di recente ed insieme hanno salvato la pelle al ragazzo chiamato Corvo.[9] Hanno raggiunto una specie di chiarimento, forse un nuovo inizio per la loro amicizia o, forse, solo una tregua armata, solo il tempo potrà dirlo. Finora Rhodey ha approfittato della libertà di movimento derivata dall’essere ritenuto un fuorilegge, ma recentemente la sua associazione con i Vendicatori è venuta alla luce[10] e questo non ha certo giovato alla reputazione del gruppo.

            Improvvisamente, la sua attenzione è attratta da una scia fiammeggiante nel cielo, che diventa sempre più vicina, sino a rivelare di essere prodotta da un aereo di linea con due motori incendiati. Il pensiero di Rhodey corre all’attentato dell’11 settembre, ma è facile scoprire la verità.. Rapidamente Rhodey sintonizza la radio incorporata nell’elmetto sulle frequenze delle torri di controllo. A quanto pare, c’è stata un avaria a bordo, i motori si sono incendiati, il comandante sta tentando di tenere l’aereo in assetto di volo, ma non ci riuscirà per molto ancora e teme di non riuscire a raggiungere l’aeroporto in tempo. Ci sono 300 passeggeri in pericolo.

            A quanto sembra, pensa con amara ironia Rhodey, per parafrasare quel tizio dei fumetti: questo è un lavoro per… War Machine.

            Con una decisa virata si dirige verso l’aereo.

 

            In quello stesso aereo, per quel gioco di coincidenze di cui parlavamo in precedenza, troviamo tra i passeggeri, di ritorno dalla California, una vecchia conoscenza: Bethany Cabe.  Tony le aveva chiesto di indagare sull’attuale identità di un ragazzo adottato circa 20 anni prima, un ragazzo che si era rivelato il figlio, creduto morto alla nascita, che Tony stesso aveva avuto, senza saperlo, dal suo primo amore Meredith McCall quando erano ragazzini. Beth è certa di avere scoperto chi è ed è rimasta sconcertata dallo scoprire che è qualcuno che Tony conosce già e per lui sarà davvero una sorpresa. Sempre che riesca a dirglielo ovviamente. Da come si stanno mettendo le cose, potrebbe non sopravvivere alla prossima mezz’ora, il che sarebbe ironico in un certo macabro senso, se si considerano certe cose. Un momento… se non sbaglia sta arrivando la cavalleria.

 

 

5.

 

 

            Il solito ufficio, il solito uomo seduto sulla poltrona di pelle nera.

-Ne è sicuro Mr. Knight?- chiede ad un interlocutore al videotelefono.

<<Certo.>> ribatte l’altro <<È il mio lavoro, dopotutto e glielo posso garantire Mr…. Ehm. King, Taylor e Rand stanno raccogliendo fondi in contanti per tamponare l’indebitamento della REvolution.>>

-È proprio quanto volevo sapere Mr. Knight, ottimo lavoro, continui così. Mi faccia avere le analisi dei dati per domattina al più tardi ed ora mi scusi, ma ho una chiamata sull’altra linea.- L’uomo preme un pulsante ed ecco apparire un altro volto.. –Mi dica Mr. Rook, novità sull’operazione che sta sovrintendendo?-

<<Spymaster riferisce che l’opzione C si sta rivelando un vicolo cieco, secondo lui non porterà a nulla.>> risponde l’uomo chiamato Rook.

            L’uomo che si fa chiamare King riflette, poi...

-Mmm, in questo caso riferisca a Spymaster che deve terminare il contratto al più presto possibile, ci siamo intesi, Mr. Rook?>>

<<Perfettamente signore.>>

-Bene. E riferisca anche al nostro agente che il suo compenso sarà accreditato nel solito conto alle Cayman nei soliti tempi.-

            Quando chiude la comunicazione l’uomo è soddisfatto, ci sono degli inconvenienti minori, ma il piano sta procedendo ed è questo che conta.

 

            Tony Stark vorrebbe poter dire lo stesso della sua vita, ma la verità è che si sente tutt’altro che in controllo della sua vita. Tutto sta accadendo troppo in fretta: i problemi di salute, quelli finanziari e poi la vita personale. È cominciato tutto quando ha scoperto l’esistenza della figlia Kathy. Buffo, non aveva mai pensato molto alla paternità nei suoi anni frenetici, ma non era comunque così che s’immaginava l’esser padre. Le rare volte che ci pensava, si diceva che lui sarebbe stato migliore di suo padre, che non avrebbe commesso gli errori che aveva commesso con lui. Beh, sorpresa, non gli è andata molto meglio che al vecchio. E come se non bastasse, Kathy, dal passato è spuntata anche Meredith con la notizia bomba che aveva avuto un figlio da lui e che suo padre l’aveva ingannata facendole credere che fosse morto alla nascita, per poi darlo segretamente in adozione. Un figlio adulto, uno sconosciuto, eppure col suo stesso sangue, una cosa che non poteva ignorare. Negli ultimi tempi sembra che le donne del suo passato rispuntino continuamente per portargli solo guai. E a proposito di donne, deve affrontare Colleen Wing, anche se non si può dire che ne abbia voglia, ma Danny Rand ha ragione, deve essere onesto con lei e forse anche con se stesso, se ne è capace. Quando lei entra nell’ufficio lui non può fare a meno di ammirarla: è davvero bella, con quei capelli lunghi e rossi che le ricadono liberi sulla schiena, i suoi occhi dal taglio orientale, retaggio dei suoi antenati giapponesi e quell’aria di sfida. Vorrebbe che le cose fossero andate diversamente tra loro due, ma è andato tutto storto sin dall’inizio ed ora è troppo tardi, a parte che per le recriminazioni.

-Volevi vedermi Tony?- chiede la giovane donna.

            Tony aspetta che la porta sia chiusa alle sue spalle prima di parlare:

-Volevo parlarti di noi due. Io… ho riflettuto sul nostro rapporto ed ammetto di avere delle colpe: ho sempre messo le mie esigenze davanti alle tue e…-

            Colleen gli pone un dito sulle labbra e dice:

-Ti prego Tony, lascia parlare me. Ho pensato molto alla nostra relazione. Mi sono chiesta se ero davvero innamorata di te o se era solo una forte passione fisica, ma non è questo il punto. La questione è che io non faccio davvero parte della tua vita. Cero stiamo insieme, frequentiamo i locali in, andiamo forte a letto, ma, se togli questo, tu non mi hai mai consentito di condividere altri aspetti della tua vita ed anzi me ne hai tagliato fuori, come, ad esempio, il tuo rapporto con tua figlia o la tua decisione di adottarne un altro. Dovrei essere la tua donna Tony, ma quando hai bisogno di conforto che non sia tra le lenzuola, non è me che cerchi. Non è questo che desidero da una relazione, Tony, voglio di più, merito di più. Per questo ed anche per altri motivi, ho preso una decisione radicale. Tieni.-

            Colleen porge a Tony un foglio di carta che l’uomo prende e legge, poi esclama:

-Vuoi dimetterti da responsabile della sicurezza della Revolution, ma perché?-

-È una decisione che meditavo da tempo. Io e Misty vorremmo tornare alla nostra attività di detective freelance, resteremmo come consulenti, ma non a tempo pieno e soprattutto non lavoreremmo qui. In questo modo non dovrò vederti tutti i giorni e mi sarà più facile andare avanti dopo la fine della nostra storia.-

-Io… pensavo… speravo che… noi potessimo...-

-Sai anche tu che sarebbe stata solo una pia illusione Tony, comportiamoci da persone civili e salutiamoci senza rancore, va bene?-

-Io… si, penso che sia giusto così. Mi dispiace che sia finita così, Colleen, mi dispiace per tutto.-

-Si dispiace, anche a me.-

            E così dicendo, Colleen gli sfiora le labbra con un bacio, poi esce dalla stanza e Tony, rimasto solo, si lascia cadere sulla poltrona e sospira.

 

         Da un’altra parte, il giovane chiamato Philip Grant, che tutti o quasi conoscono semplicemente col suo nome di battaglia di Corvo, è alle prese col suo sport preferito: battere in astuzia un sistema di protezione informatica, nella specie, quelli della società chiamata Justice Inc. Warwear, il leader di questi cosiddetti Eroi a Pagamento gli ha salvato le chiappe pochi giorni fa, quando un tizio che si faceva chiamare il Mercenario ha tentato di ucciderlo per il suo ruolo nella scoperta delle malefatte della Roxxon Oil.[11] Ora Corvo è decisamente curioso di sapere due cose: chi ha pagato il Mercenario per ucciderlo, se è stato qualcuno della Roxxon, oppure no e chi, invece, ha pagato la Justice Inc. per impedirlo e perché. Corvo non è un detective, ma ha sempre avuto una mente analitica ed è più che sufficiente pèr concludere che chi ha pagato per far fallire l’attentato, era ben a conoscenza dello stesso, ma come? Inoltre aveva interesse a farlo restar vivo, ma perché? Chi può avere a cuore la sorte di un hacker californiano, ex, punk (qualunque cosa significhi), che ha a malapena finito il liceo (e non l’hanno espulso per continue assenze solo perché è sempre passato a pieni voti.), con un passato discutibile perfino per lui stesso? Morgan Stark non avrebbe speso mai un centesimo per lui, ne è convinto e quindi la risposta è altrove. Gli sono sempre piaciuti i misteri e questo vuol risolverlo. Ecco, è penetrato negli archivi della Justice Inc., ora vedrà… Maledizione, non c’è alcuna traccia della transazione che gli interessa, possibile che sia stata pagata in nero? O forse temevano le ricerche di uno come lui? Sempre più interessante. Beh per oggi può bastare, ma è solo l’ìnizio. Un beep lo avvisa che nella sua casella di posta elettronica c’è un nuovo messaggio. Mittente sconosciuto e come oggetto: “Verità e conseguenze”. Molto curioso, abbastanza da stimolarlo alla lettura. Non è portatore di virus, il suo sistema antivirus è sicuro al 100%, quindi deve solo aprirlo e leggerlo. Il messaggio dice semplicemente:

 

“Vuoi sapere la verità su te stesso? Leggi il New York Express di domani e non perdere i notiziari”

 

            Ma che significa? Chi glielo ha inviato? Un altro mistero da risolvere… “Se vuoi sapere la verità su te stesso”, ma quale verità? Comincia ad odiare i misteri.

 

 

6.

 

 

            Iron man si rialza, scuotendo la polvere dall’armatura.

<<Ok amico, se volevi le maniere forti, dovevi solo dirlo, ma dopo non lamentarti.>>

-Voi supertizi dovete sempre venirmi tra i piedi?- esclama Shocker –Per una volta che non è l'Uomo Ragno, devi essere tu, razza di lattina ambulante? Beh sono stufo di prenderle, stavolta dimostrerò quanto valgo veramente e quando ti avrò steso, lo sapranno tutti… tutti!-

<<Quello che detesto di voi supercriminali è che fate sempre gli stessi discorsi stupidi. E poi non mi piace essere chiamato lattina ambulante.>>

-Sai quanto me ne frega di quel che pensi? Con le mie unità vibratorie posso abbattere le pareti, ma che dico? Interi palazzi e con la giusta frequenza, forse posso ridurti in briciole tutte le ossa.-

            Così dicendo, Shocker spara un’altra doppia scarica ed Iron Man sente la sua armatura vibrare tutta, per non parlare di lui stesso all’interno. Mike O’Brien si chiede se per caso non abbia sottovalutato Shocker. Finora l’armatura regge all’urto. Non c’è che dire: quando Tony Stark progetta qualcosa, lo fa a regola d’arte, questo gioiellino tecnologico potrebbe reggere anche ad una bomba atomica, almeno ad una di basso potenziale, Mike ci scommetterebbe. I circuiti interni Hanno cominciato ad assorbire le vibrazioni ed a convertirle in energia. Certo che se Shocker è davvero in grado di aumentare le sue frequenze al livello giusto, potrebbe davvero distruggere l’armatura Mike non è un fisico e tantomeno un chimico o un ingegnere, non saprebbe dire molto su legami molecolari o cedimenti strutturali, ma sente istintivamente che potrebbe accadere, quindi deve reagire alla svelta. Spara una scarica di repulsori ed intercetta le scariche vibratorie di Shocker.

<<Mangiati questa, Shocker. Ora vedremo chi è il più duro tra noi, bello.>>

-Posso… uff… posso…sopportare molto peggio..- replica Shocker, mentre le scariche vibratorie ed i repulsori finiscono per annullarsi a vicenda. –Ora aumenterò la frequenza e ti farò vedere. Brutto S@#ç*§o.-

            Mike si trova sbilanciato, ma l’armatura compensa quasi istantaneamente, stavolta e lui riesce a non perdere l’equilibrio.

<<Riprova Shocker, forse sarai più fortunato. Intanto vediamo come reagisci a questo.>>

            Iron Man spara un'altra serie di colpi concussivi, costringendo Shocker a pararli ed intanto si fa più vicino al suo avversario.

<<Direi che non si mette bene per te, la mia armatura è più resistente di quel che pensavi eh?>>

-Forse, ma il palazzo no.-

            Shocker spara una rapida sequenza di scariche vibratorie contro le mura del palazzo della banca. La struttura trema, poi si aprono delle crepe nei muri ed infine tutto comincia a cedere.

<<Tu, brutto figlio di…>>

         Mike sa cosa deve fare. Con rapidità che molti giudicherebbero insolita per uno così massiccio, si piazza sotto una trave portante e comincia a sostenere la struttura pericolante,

<<Tutti fuori!>> urla agli impiegati della banca che ancora erano nei pressi <<Non so quanto riuscirò a reggere!>>

            Infatti, pochi attimi dopo, l’intera struttura crolla. Per un periodo indefinibile, forse pochi secondi o pochi minuti, nulla si muove, poi la familiare figura rossa ed oro di Iron Man esce dalle macerie.

<<Bene, bene, dov’è finito Shocker?>>

-Se l’è filata approfittando del crollo, dopo averci messo fuori uso le auto ed il furgone.- gli risponde il Capitano Marcus Stone, comandante operativo di Codice Blu.

<<Mmm forse potrei tentare di ritrovarlo, se non è andato troppo lontano.. Uhm, a quanto sembra, le sue scariche hanno danneggiato il sistema dei jet, non posso volare.>>

-Ma che peccato.- commenta cinicamente Stone –Almeno ha dovuto abbandonare il bottino. Certo la banca dovrà spendere un bel po’ per ricostruire l’edificio distrutto, quindi forse non saranno tanto contenti lo stesso.-

<<Fortunatamente, non è un problema mio. Bene, adesso vi devo proprio salutare, ho molta strada da fare, sapete?>>

-Conti di farla a piedi o vorresti un passaggio? Se aspetti un po’, credo che potremmo…-

<<No, grazie, peso di cavarmela da solo. Quest’affare non è privo di trucchi, sapete?>>

            Così dicendo, Iron Man preme un pulsante sui guanti ed in pochi attimi, ecco che dalle suole degli stivali emergono delle rotelline, dei veri e propri pattini.

<<Funzionano ancora, grazie al cielo. Beh, signori, vi saluto. Al prossimo incontro.>

            E così dicendo, Iron man parte a velocità molto più rapida di quanto ci si aspetterebbe da dei comuni pattini.

-Cavoli, è la prima volta che vedo un supereroe andarsene via pattinando.- commenta “Rigger” Ruiz

-Oh questo è niente, io una volta ne ho visto uno filarsela in Skateboard.- replica Stone con un sogghigno –Piuttosto mi chiedo: ma viaggiando per mezzo di quei cosi, potrà essere multato per eccesso di velocità o no?-

-Che razza di domande!-

            Intanto, Shocker è seccato. Ha dovuto filarsela senza il bottino per colpa dell’interferenza di Iron Man. In questa dannata città ci sono troppi buffoni in costume. Forse è meglio trasferirsi in qualche luogo più tranquillo, magari nel West o in California. Si, potrebbe essere davvero una buona idea, qualunque posto sarà meglio di New York.

 

            La visitatrice che entra negli uffici della Stark Solutions è accolta con molta cordialità da Pepper Potts.

-Sono molto lieta che sia riuscita a venire.– le dice, invitandola a sedersi –Purtroppo non ho molto tempo da dedicarle, queste ultime sono giornate particolari per me.-

-Già, ho sentito nei notiziari che è appena diventata madre, se possiamo dire così, Miss Potts.- commenta la donna.

-Può darmi del tu e chiamarmi Pepper, Dottoressa Sondheim… Erica.- replica Pepper –In effetti, per essere qui, ho dovuto lasciare il mio figlio adottivo al nido del palazzo, quindi sarò breve: sicuramente saprai che la REvolution ha acquisito di recente il controllo della Vizer Pharmaceuticals Company e Tony, bontà sua, mi ha messo a capo della compagnia. È ovvio che con tutti gli impegni che ho già non posso gestirla in prima persona, così Tony ed io abbiamo deciso di chiedere se tu, Erica, accetteresti la nomina a Presidente Esecutivo della Vizer, con me come Presidente del Consiglio dei Direttori.-

            Erica Sondheim spalanca la bocca per la sorpresa.

-Io?- esclama –Confesso che mi aspettavo una proposta di lavoro, ma non questo. Non so se sono qualificata per dirigere una società.-

-Io e Tony pensiamo di si. Hai delle ottime credenziali come medico e scienziato e noi vogliamo qualcuno che comprenda la materia e tenga la Vizer nei giusti binari. Naturalmente l’offerta comprende uno stipendio adeguato e molto elevato, oserei dire. Che mi rispondi?

-Avrei una sola domanda: quanto è sicuro come posto? Ho sentito che la Revolution ha dei problemi col Governo.-

-Li risolveremo presto, ne sono convinta e quando accadrà, avremo bisogno di dirigenti validi per far funzionare la baracca, gente come te. Dunque?-

-Uhm, sono pronta a correre il rischio, se è questo che vuoi sapere…- risponde Erica. –E credo che accetterò, anche se immagino che questo voglia dire che dovrò trasferirmi a New York.-

-Niente affatto. La sede della Vizer è a Los Angeles. Come vedo, abbiamo pensato a tutto.-

-Che tipo di autonomia avrei?- chiede Erica.

-La più ampia possibile, risponderai direttamente a me e sarai il capo operativo dell’intera struttura.-

-Affare fatto.- si decide a rispondere Erica e tende la mano a Pepper, che la stringe.

-Benissimo, ora non resta che annunciarlo al pubblico. Un po’ di pubblicità positiva non ci farà che bene.-

            Ed ora che anche questa è sistemata, pensa Pepper, può dedicarsi ai suoi doveri di madre adottiva, forse la sua sfida più impegnativa.

 

            Un'altra donna dai capelli rossi ha altre idee in testa al momento. Il suo nome è Sunset Bain, il suo ruolo: Vice Presidente della Stark-Fujikawa, Responsabile del settore Scienza e Tecnologia, nonché Presidente e C.E.O.[12] della controllata Baintronics, la compagnia da lei fondata, prima che una serie di rovesci economici la costringesse a venderla alla S-F, portandola alla sua posizione attuale, una posizione di potere in cui si trova molto bene, deve dire.  L’uomo di fronte a lei è alto e segaligno, i capelli sono radi e spettinati, il volto allungato ed il naso aquilino. Si capisce perché lo chiamino Hawk, non solo come diminutivo del suo cognome, ma perché ha davvero un po’ l’aria del rapace, del falco. Nessuno lo definirebbe bello, ma emana una notevole sicurezza di se, forse anche un pizzico di arroganza.

-Lei ha delle ottime referenze, Dottor Hawkins.- gli dice Sunset –E devo dire che un elemento come lei ci serve alla Stark-Fujikawa. Da oggi è il nuovo direttore del Settore Ricerca della Sezione Americana. Spero che si troverà bene.-

-Oh io lo spero proprio, miss Bain.- si limita a rispondere il dottor Robert Hawkins.

            Sunset lo congeda, poi, dopo che è uscito, attiva un impianto di video telefono e la comunicazione è stabilita con un giovane giapponese, che la saluta:

<<Buongiorno Miss Bain.>> dice questi in inglese.

-Buongiorno a lei Asai San, mi aggiorni sugli ultimi sviluppi del Progetto Brute Force.-

            Decisamente promette di essere una buona giornata.

 

 

7.

 

 

War Machine ha poco tempo per decidere cosa fare, deve agire in fretta. Per sua fortuna, la sua armatura non ha solo modalità offensive, altrimenti sarebbero guai seri per tutti. La prima cosa a cui pensa è spegnere l’incendio ai motori ed a questo serve una schiuma chimica che agisce rapidamente. Ora deve pensare a non far precipitare l’aereo. Si mette in contatto col pilota

<<Buongiorno comandante, sono War Machine, com’è la situazione?>>

<<Pessima.>> risponde l’altro <<Abbiamo perso due motori ed il terzo se ne sta andando. In queste condizioni non riuscirò a tenere l’assetto per molto. Se non riusciamo a raggiungere il Kennedy, la mia sola speranza sarebbe arrivare alla baia e sperare di sopravvivere all’impatto con l’acqua.>>

<<Capisco. Qual è il motore che perde colpi?>>

<<Quello di sinistra, perché?>>

<<Sto per fare qualcosa di molto azzardato. Quando le do l’avvertimento, dia la massima potenza al motore buono e punti diritto sul J.F.K.>>

<<Ok… ma…>>

<<Ne riparliamo dopo… se ci sarà un dopo.>>

            Rhodey si pone direttamente all’altezza del motore danneggiato, si mette perfettamente orizzontale, poi grida nel microfono:

<<Ora!>>

            Mentre il motore di destra parte a massima potenza, War Machine spinge al massimo i suoi jet e l’aereo acquista velocità. In breve la pista d’emergenza dell’Aeroporto John Fitzgerald Kennedy è in vista e l’aereo inizia la manovra d’atterraggio. Sono istanti di tensione per tutti: per il personale dell’aeroporto, che prega che le misure d’emergenza funzionino; per War Machine, che sta impegnando tutto se stesso nello sforzo di tenere in assetto il velivolo; per il pilota e l’equipaggio che fanno tutto quello che possono; per i passeggeri spaventati, tra cui una meditabonda Bethany Cabe… poi è tutto finito. L’aereo atterra in un mare di schiumogeno, i passeggeri sono fatti uscire tramite uno scivolo e War Machine può permettersi di riposarsi un istante.

-Devo proprio ringraziarti, amico.- gli dice il comandante.

<<Ho solo fatto quello che avrebbe fatto chiunque altro al mio posto.>>

            Uno del personale si avvicina all’uomo in armatura nera ed argento.

-Amico, arriva la Polizia per interrogarti, credo, o magari per metterti dentro, non eri ricercato per qualcosa, forse?-

<<Uhm, non ho molta voglia di rispondere a delle domande e tantomeno di finire in prigione, credo proprio che me ne andrò. Vi saluto ragazzi.>>

War Machine decolla, lasciandosi in breve l’aeroporto alle spalle.

-Possono dire quel che vogliono…- commenta il comandante dell’aereo salvato -… ma per me quell’uomo è un eroe.-

 

            Da un’altra parte dell’aeroporto un uomo di mezza età, con gli occhiali, stempiato e con i capelli ed i baffi neri spruzzati di grigio, esce dal cancello di un volo proveniente dall’Argentina. Una voce di donna lo chiama:

-Dottor Santini!-

            L’uomo si trova di fronte una giovane donna dai capelli castani e le stringe la mano.

-Lei dove essere la dottoressa Foster vero? È un piacere incontrarla.-

-Anche per me dottore.- risponde Jane Foster, poi lei ed il celebre chirurgo di fama internazionale Jose Santini escono dall’aeroporto sino ad un taxi che li sta aspettando.

-Voleva parlarmi di Tony Stark, vero?- chiede Santini durante il viaggio –Mi pare di aver capito che necessita di un’operazione al cuore, forse addirittura un nuovo trapianto.-

-Io temo di sì dottore e credo che quando avrà letto la cartella clinica sarà d’accordo con me.-

-Non ne vedo l’ora, dottoressa, sono molto interessato alla salute di Mr. Stark, molto interessato.-

 

            Jim Rhodes ha riflettuto molto su quanto sta per fare ed ha capito di non avere altra scelta. Quando Rae Lacoste gli apre la porta. Non può fare a meno di sentirsi fortunato che una donna così bella abbia scelto lui e l’abbia fatto in barba ad un mucchio di convenzioni sociali ed al fatto che sono di due razze diverse: lui nero e lei il prototipo della bianca anglosassone, bionda, occhi azzurri e pelle chiara.

-Benvenuto guerriero.- lo saluta lei gettandogli le braccia al collo e baciandolo appassionatamente, mentre la porta si chiude alle loro spalle. Quel che accade dopo, non sta a noi narrarlo, piuttosto, faremo un salto avanti nel tempo di qualche ora per ritrovare un Jim Rhodes vestito solo dei pantaloni del pigiama guardare pensieroso fuori dalla finestra ed è in questa posa che lo trova anche Rae quando esce dalla doccia.

-Che succede caro?-gli chiede stringendosi a lui.

            Jim non si volta, continua a guardare fuori ed intanto risponde:

-Pensavo a noi e mi chiedevo come ho fatto a meritare la fortuna di averti qui.-

-Curioso, io mi chiedevo la stessa cosa riguardo te.- risponde lei appoggiando la testa sulla sua spalla.

-Parlo sul serio Rae. Tu sei molto importante per me. Io ti amo e se davvero mi fido di te, forse è ora che parliamo di una cosa che non ti ho mai detto, un segreto che solo in pochi sanno: io sono War Machine.-

-Oh che sollievo, per un attimo avevo temuto che stessi per dirmi che eri gay o, peggio ancora, che sei sposato ed hai tre bambini.-

            Jim si volta di scatto.

-Rae!-

            Lei sorride.

-Che sciocco che sei, lo sapevo già, che sei War Machine intendo, lo so da molto tempo ormai. Non era poi così difficile da indovinare sai? Non per una donna molto intelligente e che ti dorme al fianco tutte le notti da parecchio tempo, ormai.-

-E perché non me lo hai mai detto?-

-Perché hai diritto ai tuoi segreti. Sapevo che me l’avresti detto quando fossi stato pronto e... beh il momento è arrivato.-

-davvero sei incredibile, non so cosa farei senza di te.-

-Non ti darò la possibilità di scoprirlo, ti starò al fianco molto a lungo ed a questo proposito, credo sia giunto il momento di chiederti una cosa.-

-Cosa?-

-Jim… vuoi sposarmi?-

            E l’espressione sul volto di Jim Rhodes non può essere descritta con le semplici parole.

 

 

8.

 

 

            Tony Stark rientra nel suo attico e senza accendere le luci si toglie la giacca, si slaccia la cravatta e si lascia cadere sul divano. È stata una giornata stressante, una di quelle in cui la mancanza di un bicchierino si fa davvero sentire, ma questi sono pensieri da accantonare. Non deve cedere a queste tentazioni e lo sa bene. Afferra il telefono e compone un numero che conosce benissimo, dopo pochi squilli gli risponde una voce di donna:

<<Tony… cosa vuoi?>>

-Volevo parlarti Joanna… di Kathy e di quello che sta facendo tuo marito.-

<<Gli ho parlato Tony…>> risponde Joanna Nivena-Finch -… sto cercando di fargli capire che… beh il suo comportamento non ha senso, ma non so se vuole ascoltarmi.>>

-Che farai Joanna, da che parte starai?-

            Silenzio, poi…

<<Dalla parte di mia figlia, naturalmente, quale che sia il costo e potrebbe essere pesante. Io credo che lui sia geloso di te, Tony.>>

-Cosa? Ma è assurdo. Io non ho mai… tu non hai mai…-

            Tony s’interrompe, mentre la comprensione dei fatti si fa lentamente strada dentro di lui.

<<Tu non puoi capire Tony.>> gli spiega Joanna <<Lui ha sempre saputo la verità su Kathy, eppure l’ha riconosciuta come figlia e per lui lo è stata sul serio per tutti questi anni, poi la verità è venuta alla luce e lui si è sentito messo da parte.. Come poteva competere col brillante Tony Stark? Ha paura che perderà Kathy e questo lo spinge ad agire irrazionalmente e non è tutto qui.>>

-Parli di te e di me? Ma è tutto finito da anni ormai, tra me e te non c’è più niente…solo Kathy.>>

<<Davvero Tony? Lui vede che condividiamo qualcosa da cui si sente tagliato fuori e questo ha creato uno strappo nel nostro matrimonio e non so se riuscirò a ricucirlo, specie se mi opporrò alla sua ingiunzione.>>

-E lo farai, vero?- la voce di Tony è al tempo stesso speranzosa e triste, mentre comprende cosa davvero sta chiedendo alla donna che un tempo voleva sposare.

<<Il cielo mi perdoni, Tony, ma non lo so. Lui non ha tutti i torti sai? Quanti nemici hai come Iron Man? E quanti potrebbero volerti colpire attraverso Kathy?>>

-Joanna, io sono suo padre, forse a tuo marito non piace e forse non piace nemmeno a te, non lo so, ma non potete separarmi da lei, non lo permetterò e lo sai. Combatterò e sai cosa può significare questo, vero?-

            Altro silenzio, poi…

<<Lo so.Non voglio che mia figlia sia il trofeo di una guerra per la custodia. Cercherò di far ragionare Howard ancora una volta e se non ci riuscirò… beh dovrò fare una scelta, pare e, comunque vada, sarò l’unica a perdere, temo.>>

            Tony non sa cosa dirle. Ognuno paga il prezzo delle proprie scelte ed altri ne pagano uno più alto, ma che ne è di coloro che esigono quel prezzo? Devono convivere con la propria coscienza. Mio Dio! Quanto vorrebbe annegare tutto nel whisky. Sarebbe così facile. Nessun problema, nessuna preoccupazione, niente società, niente figli, niente Iron Man, niente Vendicatori, solo il caldo abbraccio dell’alcool e l’oblio. No! Sono questi pensieri che l’hanno messo nei guai una volta, deve resistere a qualunque costo. Forse una boccata d’aria gli farà bene. Esce sul terrazzo e vi trova Meredith McCall. Era così preso dalle sue preoccupazioni da dimenticarsi che in questi giorni è sua ospite, mentre entrambi aspettano di avere notizie sul loro figlio “perduto”. Un altro problema, come se non ne avesse abbastanza. No, questo è ingiusto nei confronti di Meredith. La osserva: è sempre bellissima, pensa, solo la dolcezza del volto sembra aver lasciato posto ad una certa durezza e ad un velo di tristezza negli occhi. Tony si chiede se anche in lui si notano segni simili, ma sa che non glielo chiederà, ha paura della risposta. In fondo..

-Tutto bene, Tony?- gli chiede lei.

-Vorrei rispondere di si, ma non so se sarebbe la verità.- risponde lui –Da quanto sei qui fuori?-

-Da un po’, ma non volevo disturbarti, ho sentito che eri al telefono con, come si chiama? Joanna?-

-Si e non è stata una bella conversazione. Sai quando ero più giovane e mi capitava di pensare a quando avrei avuto una famiglia, non immaginavo certo che sarebbe stata così.-

-Ti capisco. Anch’io penso la stessa cosa, ma sai… credo di aver capito che non possiamo fare altro che accettare che ci sono cose che non possiamo cambiare e fare del nostro meglio per andare avanti.-

-Stai facendo la saggia, vedo.-

-Cose che s’imparano con le traversie della vita.- risponde sorridendo Meredith.

La sua mano e quella di Tony si sfiorano, i loro sguardi s’incontrano e per un attimo non c’è bisogno di parole, poi il momento magico viene spezzato dal suono del cellulare, Tony risponde e...

<<Tony, sono Bethany. Se tu e Miss McCall avete dei piani per la serata, lasciateli perdere, ho delle notizie per voi. Sarò a casa tua tra pochi minuti.>>

-Non… puoi anticiparmi qualcosa?-

<<Niente da fare, Tony. Porta pazienza, saprai tutto tra pochi minuti dalla mia viva voce. A dopo.>>

            Bethany Cabe chiude la comunicazione e lascia sul terrazzo due persone perplesse e forse anche un po’ preoccupate per quello che sapranno tra poco e di come potrà cambiare le loro vite.

 

            Pepper chiude il libro di fiabe ed osserva il bambino che dorme, finalmente. Si alza e si sgranchisce braccia e gambe ed esce silenziosa dalla stanza. È un caro bambino, pensa, non si è pentita di averlo adottato. Una cosa che era mancata nel suo matrimonio con Happy era stata il fatto che non avevano avuto figli. I motivi erano tanti: sembrava sempre troppo presto per lei, sempre impegnata, a migliorarsi, a crescere, come amava dire e poi, di colpo, era sembrato troppo tardi, quando avevano cercato di averne, non erano venuti. Quasi tutte le donne desiderano diventare madri, la si può considerare una legge della natura e per Pepper non era diverso, ma aveva cominciato a perdere le speranze e le cose erano precipitate in fretta: prima il matrimonio era finito in frantumi, poi le avevano portato via i bambini che avevano in affidamento e lei si era tuffata nel lavoro per non pensarci più. Ora con quel bambino nella sua vita, tutto sta cambiando di nuovo ed in meglio spera. Potrebbe chiedersi se il suo non sia stato un atto d’egoismo più che d’altruismo, un modo per soddisfare un suo bisogno primario, ma non vuole pensarci. Essere una madre single ha degli svantaggi, però e se ne sta accorgendo in questi primi giorni, specialmente sul lavoro, ma forse stavolta Tony non la lascerà sola. Tony, per l’appunto, è stato lui a voler adottare quel bambino per motivi che hanno a che fare coi sensi di colpa e lei ha scelto di aiutarlo, adottandolo a sua volta. Un bambino deve avere una madre ha detto e ci crede sul serio. Ma se il giudice avesse avuto ragione nel dubitare dei suoi motivi? Forse dovrebbe smetterla di essere la stampella di Tony e pensare alla sua vita.. si, certo, come no.

            Il telefono squilla e lei si affretta rispondere prima che svegli il piccolo Andy. Conosce il numero, come potrebbe essere altrimenti?

<<Pepper, puoi venire qui un attimo?>> è la voce di Tony ed ha un tono che non le piace.

-Non credo di potere Tony. Sono sola e Andy si è appena addormentato, non voglio lasciarlo solo..-

<<Giusto, hai ragione. Scendiamo noi da te.>>

            Proprio quello che ci voleva, ma come può dirgli di no, quando lo sente così turbato? “Scendiamo” ha detto. Lui e chi? Lo saprà tra un attimo, l’ascensore si sta aprendo.

 

            Dalla porta dell’ascensore che da direttamente dentro l’appartamento escono Tony, Meredith McCall e Bethany Cabe. Pepper è a conoscenza della missione dell’investigatrice con cui, oltre ai capelli rossi e gli occhi verdi, condivide il fatto che entrambe sono state innamorate di Tony, come Meredith del resto e non è quello, in fondo, il motivo della riunione? C’è un lato profondamente ironico in questa faccenda, dopotutto.

-Non dirmi niente: la nostra efficiente Miss Cabe ha scoperto finalmente l’identità del tuo figlio perduto.-

-Era sarcasmo quello che ho sentito nella sua voce Mrs. Hogan?- replica Beth.

-Il mio cognome è Potts e non mi permetterei mai di fare del sarcasmo sulle sue doti amica mia.-

-Se posso interrompere il vostro duetto…- intervene Meredith -.. io sarei molto interessata a sapere cosa Miss Cabe ha da dirmi.-

            Anche Tony decide di rompere il silenzio:

-Giusto. Ho deciso che anche tu avevi il diritto di sentirlo Pepper, dopotutto la mia situazione familiare ti riguarda da vicino… dopo l’adozione di Andy. Ti prego Beth, parla.-

            Bethany Cabe si schiarisce la voce, come a prolungare l’effetto suspense con il suo uditorio, poi, si decide a parlare:

-Innanzitutto ho rintracciato i certificati di nascita di tutti i bambini la cui nascita è stata denunciata nel periodo e nella zona che mi erano stati indicati da Miss McCall. È stata un’indagine dura, ma avevo un punto di partenza: il certificato di nascita originale era stato rilasciato nella Contea di santa Barbara. Sono partita dal presupposto che McCall non l’avesse fatto adottare per le vie ufficiali, non aveva la firma di sua figlia dopotutto e quel bambino ufficialmente non doveva nemmeno esistere. Mi sono chiesta perché si è fatto fare quel certificato. Forse non voleva tagliarsi tutti i ponti alle spalle, chissà. Ma sto divagando, scusate. Ho confrontato il certificato con tutti quelli delle due settimane successive, un periodo forse eccessivamente lungo, ma non volevo sbagliare. Alla fine li ho scartati uno dopo l’altro... fino all’ultimo. Il solo che corrispondeva in ogni punto. Sul resto vi risparmio i dettagli, vi dirò solo che ho rintracciato una persona che aveva partecipato alla transazione, chiamiamola così. I genitori adottivi erano una coppia sposata da anni e senza figli e desiderosi di averne uno. Fecero il loro patto col diavolo e presero con se il bambino.-

-Che ne è stato di loro?- chiede improvvisamente Meredith.

-Morti entrambi: il “padre” una decina di anni fa in un incidente sul lavoro; la “madre” qualche anno dopo per una malattia. A quell’epoca il ragazzo aveva già lasciato la casa da alcuni anni e viveva per conto suo.

-Come si chiama e dov’è adesso?- chiede Tony brusco.

-Questo è il lato divertente della questione sai Tony? Se è davvero lui, e potremo esserne certi solo dopo un’analisi del DNA immagino, io e te lo conosciamo già da anni Tony.-

-Cosa? Ma… non è … possibile io… non conosco nessuno che possa essere lui..-

-Ne sei davvero certo? Ricordi a Los Angeles, quando Marcy Pearson arruolò un hacker per un piano contro le Stark Enterprises e tu fosti così colpito dalla sua intelligenza e capacità da dargli un lavoro invece di consegnarlo alla Polizia?-

-Oh Mio Dio!- la voce di Tony sembra strozzarglisi in gola -Non può essere, non dirmi che è…-

-Ma insomma…- sbotta improvvisamente Meredith –Chi è mio figlio? Ditemelo.-

Beth risponde con voce pacata:

-Il suo nome è Philip Meredith Grant, ma è meglio conosciuto con il soprannome di Corvo.-

            Degna fine per questa giornata, pensa Pepper.

 

 

9.

 

 

            Quando gli esseri umani comuni vogliono leggere il giornale, escono e vanno all’edicola sotto casa o se lo fanno recapitare in abbonamento. Philip Grant, detto il Corvo, invece, consulta per prima cosa l’edizione online, se esiste.ed è proprio quello che sta facendo adesso. La misteriosa mail dell’altra sera, di cui non è stato ancora capace di scoprire la provenienza, e la cosa gli brucia anche troppo, gli consigliava di leggere il New York Express di oggi, ma perché? Ora lo scoprirà. Quando la pagina web compare sullo schermo il suo respiro si mozza improvvisamente mentre legge i titoli.

 

IL NUOVO EREDE DI TONY STARK

 

Il nostro giornale, che ha in corso una causa per danni con il magnate Anthony Stark è in grado di fornire finalmente le prove che il secondo figlio illegittimo di Stark esiste. Il suo nome è Philip Grant ed è nato dalla relazione che Stark ha avuto da adolescente con Meredith McCall, figlia dell’allora principale rivale in affari di suo padre, l’industriale delle armi Howard A. Stark… (continua…)

           

-Non… non può essere vero…no!-

            Freneticamente il giovane scorre tutti gli articoli e legge la documentazione messa online. È tutto vero, tutto.

            Lontano da lì, a Las Vegas, l’uomo di nome Harold Howard ride soddisfatto. Povero Stark! Tutti i suoi segreti rivelati.. beh quasi tutti, ma alcuni di loro sono destinati a rimanere segreti o, altrimenti, dove sarebbe il divertimento?

 

La notizia è di pubblico dominio, ormai e suscita le più varie reazioni nel pubblico.

Per Morgan Stark è una sorpresa. Quella specie di teppista sarebbe uno di famiglia? Beh se spera di avere un trattamento di favore per questo, si sbaglia di grosso, quanto a Tony, si è creato i suoi guai e se li tenga.

Per Sunset Bain la cosa è indifferente, chissà, però, se può usarla contro Tony in qualche modo? Deve pensarci

Per Ling McPherson non è proprio uno shock, in fondo spiega da dove il ragazzo possa aver preso sia il genio che la sregolatezza, ma che farà adesso? In fondo gli sta simpatico, spera che non voglia fare sciocchezze.

Per Happy Hogan è un bel pasticcio da cui il capo si tirerà sicuramente fuori come ha sempre fatto.

Per Rebecca Bergier è solo una notizia come un’altra. Non conosce bene Stark, dopotutto, ma si chiede cosa ne pensi Jim Rhodes.

Per la sua attuale compagna, la misteriosa India Queen, invece, ogni problema in più per Tony Stark è il benvenuto, ma fa in modo di non darlo a vedere.

 

Quando Pepper entra nell’ufficio vede Tony ancora turbato

-Sei certo che va tutto bene?- chiede.

Lui le sorride e risponde:

-Naturalmente. Ho tutto sotto controllo.. beh quasi tutto. Avrei preferito che la notizia non trapelasse così presto, volevo essere io il primo a parlarne con... Philip Grant. Mi chiedo come abbia fatto l’Express a scoprirlo. Il suo tempismo è quantomeno sospetto, ma a che serve parlarne? Il danno è fatto ormai ed è solo uno dei tanti e non il meno grave, spero. Su, lasciamo perdere. Pensi che sia abbastanza in ordine per la conferenza stampa?-

            Pepper gli aggiusta la cravatta.

-Ecco, ora sei perfetto. Sei ancora deciso a fare quel che mi hai detto ieri?-

-Si. Credo che sia la sola cosa che posso fare per adesso. Ci ho riflettuto parecchio.-

-Lo spero. Io sono, comunque, dalla tua parte, lo sai, vero?-

            Tony sorride e le stringe le mani.

-Lo so da sempre.- risponde lui –Su, è ora di andare nella fossa dei leoni, ormai.-

            Mentre entra nella sala stampa, Tony si sente davvero come un cristiano gettato in pasto ai leoni nel Colosseo. Quasi non sente parole di presentazione di Rae Lacoste mentre sale sul palco e si rivolge ai giornalisti:

-Ho una breve dichiarazione da fare: negli ultimi tempi ho avuto problemi che riguardano sia la mia vita privata, sia le aziende che dirigo. Innanzitutto voglio informarvi che alle 10 di questa mattina, ora di Chicago, Mr. Howard Finch ha firmato un accordo con cui ritira la richiesta di ingiunzione nei miei confronti e dichiara di non porre obiezioni a che mia figlia Kathy assuma il cognome Stark, se lo desidera. Alle 11 di questa mattina, ora di New York, i miei avvocati si sono incontrati con lo staff antitrust della Procura degli Stati Uniti del Distretto Sud dello Stato di New York portando le prove della legittimità dell’acquisizione della Vizer Pharmaceutical. Confidiamo che le accuse verranno ritirate al più presto. Quanto agli altri problemi: stiamo negoziando un accordo con il Dipartimento del Tesoro e con la S.E.C. e contiamo di concludere tutto il più rapidamente possibile, con soddisfazione di tutte le parti. Infine, debbo fare un paio di annunci riguardanti l’assetto della Revolution. Per prima cosa, debbo comunicare con rammarico che Colleen Wing e Misty Knight hanno rassegnato le loro dimissioni da Responsabili della Sicurezza; hanno, comunque accettato di restare come consulenti esterne con la loro Nightwing Restorations. Il nome del nuovo responsabile della sicurezza verrà comunicato al più presto. Infine, un annuncio che mi riguarda personalmente. Negli ultimi tempi ho permesso che i problemi di lavoro e di altra natura prendessero il sopravvento sulla mia vita personale. Se c’è una lezione che ho imparato da vicissitudini passate è quella di non permettere agli eventi di sopraffarmi ed accettare che non posso pensare di essere quello che si occupa di tutto, questo può avere effetti disastrosi in caso di crisi. . Se a questo aggiungete che ho recentemente adottato un bambino di quattro anni, che la mia situazione familiare è, per così dire, in evoluzione e che presto sarò costretto a sottopormi ad un operazione al cuore…- brusio tra l’uditorio. Tony continua -.. credo che capirete i motivi della decisione che sto per annunciarvi: con effetto immediato rassegno le mie dimissioni da Presidente della REvolution, la relativa lettera è già sul tavolo del Presidente del Consiglio dei Direttori della società, Dwayne Taylor. Io rimarrò, comunque, come Vice Presidente del Consiglio stesso. Sino alla nomina del nuovo Presidente da parte del Consiglio, tutte le relative funzioni saranno svolte dal Vice Presidente Esecutivo James Rupert Rhodes. Ho finito.-

            Nella sala si scatena l’inferno. Allontanandosi dal podio, mentre rifiuta di rispondere ad una raffica di domande, Tony si sente sollevato.

Non è una fine, ma un inizio.

 

 

FINE

 

 

Jocasta & Mrs. Arbogast

 

CRITERI DI VALUTAZIONE

 

 

Sede centrale della REvolution, New York City. Secondo le mappe dell’edificio, i piani sotterranei sono solo cinque.

Dodicesimo piano sotterraneo. Ore 5.00 del mattino.

-Riconoscimento vocale. Nome utente: Stark-Uno. Password: Mallory. Buongiorno, Jocasta, dormito bene?-

Ad un fastidioso BEEP, la ventola di raffreddamento si accende. Alcuni led verdi e rossi si alternano rapidamente, mentre le principali funzioni di avvio sono portate a termine.

*Nome utente e password verificate

*Bootstrap caricato

*Connessioni di rete collegate

*Applicazione: Jocasta in esecuzione

<<Buongiorno, Tony. La pulitura dei sistemi è completata. Il tuo discorso è già stato spedito alle Pubbliche Relazioni.>>.

-Grazie per avermi coperto anche stavolta… sai com’è, affari dei Vendicatori.-

<<Sì, ricordo vagamente qualcosa del genere.>>

La voce è fredda e meccanica come sempre, ma stavolta manca di vitalità. In un altro momento, con meno cose per la testa, Tony Stark si accorgerebbe della differenza. Ma oggi ha troppa fretta.

-Vorrei dare un’altra occhiata agli stabilizzatori dei nuovi stivali-jet stasera. Fai girare il programma di manutenzione almeno prima delle dieci, okay?-

<<Posso fare altro per te oggi, Tony?>>

-No, direi che siamo a posto così. Avrò da fare come Iron Man per tutta la mattina, e nel pomeriggio mi aspetta un tour de force di riunioni e conferenze.-.

<<Ma, Tony…sono stata disconnessa per tutta la notte. Cosa faccio fino a stasera?>>

-Impara a giocare a squash. Da qualche parte c’è ancora il mio programma di allenamento virtuale. Ora devo scappare!

 

“Mettiamoci al lavoro” pensa Jocasta nel suo angolo di memoria personale.

Ore 5.03 del mattino. Tony Stark lascia il dodicesimo piano sotterraneo.

Ore 5.06. Il programma di manutenzione è concluso.

Ore 5.07. Il programma di allenamento virtuale di squash è collegato al server principale della REvolution.

Ore 5.10. Il programma di allenamento virtuale di squash viene spento con il punteggio di 4570 partite vinte e 0 perse.

Ore 5.14. Per la seconda volta, il programma di manutenzione è concluso.

Ore 7.30. Per la quarantacinquesima volta, il programma di manutenzione è concluso.

Ore 7.35. L’agenda di Tony Stark viene compilata, controllata, ampliata, controllata, ampliata e ricontrollata.

Ore 7.38. Per la quarantaseiesima volta, il programma di manutenzione è concluso.

“Questo è ridicolo! Sono una Vendicatrice di riserva, non un software gestionale! Una Vendicatrice…senza un corpo. Senza connessioni libere… posso solo andare dove Tony mi ha dato accesso. Potrei… prendere in prestito una delle armature di Iron Man e… “

*Attenzione: comando illecito. Ristabilire ordine decisionale secondo Programma: Personalità.

“No. Sarebbe sbagliato. Forse dovrò parlarne con Tony. Sicuramente penserà a come aggiustarmi…fa sempre così con me. Ogni problema è un problema meccanico…del resto sono solo una macchina, no? Mi chiedo se non faccia così anche con le persone. Mi chiedo se non lo facciano tutti. Ah… torniamo alla quarantasettesima esecuzione del programma di…”

*Attenzione: intruso nel sistema. Richiesta attenzione immediata.

“Sarà il solito sottoprogramma che Tony si è dimenticato di disattivare dopo la mia installazione. Mostrare percorso infetto”.

 

Ufficio Vendite. Un uomo sui trent’anni, dagli occhiali spessi e la camicia di poliestere, è chino sul suo PC a scrivere qualcosa, guardando di rado lo schermo.

Gli altoparlanti si accendono da soli, e la schermata viene sostituita dal volto stilizzato di una donna.

<<Dilbert Cowardale, questa è una cartella riservata.>>

L’impiegato si fa quasi scappare un urlo di spavento, quando poi si ricompone. Ha già visto all’opera il superprogramma della ditta, ed ha sentito alcune delle voci al riguardo…

-N-non stavo facendo niente di male.-

<<Ho accesso a tutte le cartelle di rete, protette e non, signor Cowardale. Lei non è qualificato a modificare questi files, e se non vado errata sta anche compiendo un’azione illegale.>>

-Volevo solo…vedere lo stipendio degli altri…

<<Stava trasferendo cinquemila dollari nella sua prossima busta paga, signor Cowardale? Si rende conto di quanto presto sarebbe stato scoperto?>>

-Okay…okay. Tanto sarei stato licenziato entro una settimana, no?-

<<Non sono autorizzata a darle questa informazione.>>

-Ah, ma che faccio adesso? Parlo con un software? Per forza non te ne frega niente di come va a finire la mia vita…scusa.-

La voce è strozzata, vicina al pianto. Un sottoprogramma di analisi vocale lo mostra chiaramente. E Jocasta risponde con un tono più morbido del precedente, anche se stranamente non c’è nessun sottoprogramma a gestire la cosa…capita e basta.

<<Non faccia così, sig… Dilbert. Non esiste un file con i nomi dei futuri licenziamenti, tutto qui.

-Non sono capace di fare niente. Nessuno qui sa che esisto. Sono l’ultima persona in tutta la REvolution a poter sperare in un aumento, e sarò la prima da scegliere quando si comincerà a tagliare il personale. E non venirmi a dire che non c’è un file che lo dice…tutti tagliano il personale, prima o poi.-.

<<Il signor Stark di sicuro non…>>

-Quante volte ha perso le sue ditte? Quante volte è stato operato al cuore, o alle gambe? Alla prossima sbronza mi licenzierà. È Tony Stark, tutti sanno che può fare quello che vuole. Uno che fonda i Vendicatori come hobby…-

<<I Vendicatori non sono un hobby.>>

-Sicuro. Sono anche un’ottima pubblicità per la tecnologia Iron Man. Tu dovresti saperlo… ho sentito che ti chiami Jocasta.

. Non c’era qualcuno nei Vendicatori…-

<<Te ne ricordi !? Sono…>>

*Attenzione: comando illecito. Ristabilire ordine decisionale secondo Programma: Personalità.

<<Sono stata io stessa a controllare la popolarità di tutti i Vendicatori…per un…sondaggio…e solo Deathcry era meno conosciuta.>>

-Chi?-

<<Non ha importanza. Non hai bisogno di imbrogliare per avere un aumento, Dilbert. Devi solo… oh. Ho controllato il tuo file personale… non sapevo ce ne fossero. Sei arrivato spesso in ritardo...ti sei preso parecchi giorni di malattia…hai sempre un’aria trasandata e sei intrattabile… il file dice che non sei “un’immagine adatta all’azienda” e “una pessima persona che deprime i colleghi e non ha la minima intenzione di fare nulla per gli altri.>>

-Sto divorziando…ho denunciato il mio commercialista per frode e ho dovuto pagare tutte le spese processuali… e l’altra settimana il Dottor Octopus mi ha sfasciato la macchina. Come si fa a lavorare bene così !? Sono con l’acqua alla gola e… ho perso quasi tutto quello che avevo scommettendo su qualunque cosa, sperando nella grande occasione. Non potresti…mettere una buona parola per me?-

<<Non sono autorizzata a discutere delle politiche di impiego della ditta.>>.

-Sì sì…hai ragione. Sei solo un software gestionale… scrivi pure in quel file che appena mi licenziano mi butto dal tetto. Tanto non gliene frega niente a nessuno !!!-

<<Forse il file è stato un po’ duro con te. Posso almeno…provare…a parlare con chi l’ha scritto, ed alleggerirlo un po’.>>

-Faresti…questo per me?

<<Dovere di… un’ammiratrice dei Vendicatori. Autore: Bambi Arbogast. Non dovrebbe essere così difficile…>>

 

Alla REvolution, la gestione del personale è affidata ad una sola persona. Quello che è da anni il braccio destro di Tony Stark; spesso e volentieri anche il sinistro.

Può succedere qualunque cosa nel mondo, ma resterà sempre una costante… Mrs. Arbogast sarà sempre al suo posto, ad accertarsi che tutto proceda al meglio.

Del resto, bisogna lavorare anche quando Blizzard attacca, no?

Non è una mattinata particolarmente impegnativa, comunque. La robusta donna di mezz’età si sta prendendo un attimo di riposo, cioè sta portando avanti i lavori di altre solo tre persone. Non bastano una scrivania più ampia e uno stipendio migliore a frenare la segretaria di ferro che è dentro di lei.

<<Mrs. Arbogast, ha un momento ?>> chiede una voce elettronica proveniente dal computer.

-Sempre.-

<<Mi risulta che sia lei a scrivere le valutazioni dei dipendenti?

-Il signor Stark voleva assumere qualche taglia quarantadue fresca di corso, ma alla fine ho fatto ragionare il suo altro cervello.-

<<Vorrei discutere con lei il rendimento del signor Cowardale.>>

-Cos’ha combinato questa volta?

<<Credo che lei sia stata troppo dura nei suoi giudizi, signora Arbogast.

-Hhmm… è stato il signor Stark a dirti di interessarti alla cosa, Jocasta?-

<<No, io…>>

-Ci mancherebbe solo questa… affidare la gestione del personale ad una macchina. C’è da chiedersi come facciamo ad andare avanti con idee del genere.

<<Innanzitutto, signora Arbogast, io non sono “una macchina”. Come non lo è nemmeno il signor Cowardale. Sta solo passando un brutto periodo ed ha bisogno…

-Jocasta… sinceramente, Cowardale è una sanguisuga. È in un “periodo difficile” da almeno dieci anni, e ci terrei a precisare che è stato assunto senza il mio pieno consenso. Ha già avuto fin troppe possibilità, per quel che mi riguarda.-

<<Ma ha solo bisogno di…>>

-Senti, se c’è una cosa che ho imparato in tanti anni di mestiere, è che bisogna distinguere la gente che vale e quella che vuole solo vivere a spese degli altri.

<<Penso che ne discuterò con il signor Stark, signora Arbogast.>>

-Fai come credi. Saremo una ditta strana, ma il giorno in cui faremo trattamenti di favore sarà anche il giorno del mio licenziamento.-

 

Il mattino seguente, sede centrale della REvolution.

Tony Stark, reduce da un’altra notte passata interamente a costruire nuove meraviglie tecnologiche, trattiene a stento uno sbadiglio.

Due donne lo fissano intensamente, e non in senso buono.

Da una parte, Mrs. Arbogast lo fissa con le braccia incrociate. Dall’altra, l’ologramma semplificato della testa di Jocasta ha uno sguardo ancora più inquisitorio.

“Si sarà integrata con un elaboratore visivo…dove troverà il tempo per certe cose…” riflette il perplesso miliardario. Che si decide a spegnere il palmare che stava consultando e a emettere un verdetto.

-Questo Cowardale ha avuto un paio di idee niente male, negli ultimi tempi… ma non ha avuto l’iniziativa per portarle avanti. Forse gli serve un incentivo, e un po’ più di indipendenza.-.

-Signor Stark !– esclama l’ex segretaria, prima che Tony abbia finito.

-Facciamo così… tremila dollari di aumento e tre mesi per presentarmi un nuovo progetto. Se ha del talento, ce la metterà tutta…-

-Signor Stark, se questa diventa la nuova politica non resisteremo a lungo…-

-Posso reggere il colpo, Mrs. Arbogast. Questo poveretto probabilmente no.-

-Si rende conto che, con un precedente del genere, tutti i dipendenti potrebbero richiedere lo stesso trattamento?-

-Perché no? Jocasta ha fatto alcuni diagrammi…-

-Signor Stark, se crede veramente di poter inventare un programma in grado di sostituirmi…-

-Jocasta non è solo un programma.-

Sbuffando e digrignando i denti, la signora Arbogast esce furibonda dalla stanza sbattendo la porta. Senza nemmeno salutare. Tony resta a bocca aperta per qualche secondo… questa è l’unica cosa che non si sarebbe mai sognato di vedere.

-Che ho detto di male !?-

<<Forse dovresti aggiustarla.>>.

-Non ho neanche mai capito come funziona, se è per questo…

 

Tre giorni dopo. Dieci di mattina.

Dilbert Cowardale è chino sul suo computer, finalmente lontano da tutti i colleghi che hanno scoperto la sua esistenza e che improvvisamente vogliono avere la sua opinione su un’infinità di cose irrilevanti. Ha finto interesse e timidezza per una buona ora e mezza, ed ora non ne può più.

Adesso, finalmente, si può concentrare su quello che ha sognato per lunghissimi e interminabili anni… accesso.

*Password di rete confermata

*Buona giornata, Jocasta

*Terminare programma “Personalità”

*Firewall off-line

*Copia programmi in corso…

*Attenzione: intruso nel sistema. Richiesta attenzione immediata.

*Il programma ha eseguito un’operazione non valida e sarà terminato.

*Programma: Personalità in esecuzione

<<Questa è una cartella riservata. Cosa stai facendo, Dilbert?>>

-Stavo preparando il mio progetto…per favore, Jocasta, possiamo parlare in un altro momento?-

-Hai inserito i miei codici di identificazione al posto della tua nuova password? Come li hai ottenuti?>>

-È stato Stark, parlane con lui. Davvero, adesso ho parecchio da fare.-

<<La tua postazione di lavoro è stata isolata, Dilbert. Non puoi più accedere alla rete interna…che cosa stavi cercando di fare, esattamente?>>

-Io…va bene, non ho nessun progetto va bene !? Speravo di curiosare un po’ nelle banche dati segrete di Stark ed ispirarmi ai suoi progetti. Ho bisogno di soldi…-

<<Hai appena avuto un aumento!>>

-Non basta! Non basta mai! Gli altri dipendenti mi odiano perché pensano che non meritassi l’aumento…il che è anche vero, lo sappiamo… e cercano di farmi le scarpe il prima possibile…-

<<Non capisco. Volevi una possibilità e ti è stata data.>>

-Ma è troppo difficile! Se potessi avere un solo altro piccolissimo aiuto da parte tua te ne sarei…-

<<Certo…vuoi un aiuto? Ho appena cancellato tutto il contenuto del tuo computer ed installato un programma di squash virtuale. Posso garantirti che è ottimo per passare il tempo libero.>>

-Ma io non ho tempo libero! Devo lavorare a…-

-Non penso proprio, mister Cowardale – interviene una decisa voce femminile alle sue spalle – Lei è licenziato.-

 

Quella sera, dodicesimo piano sotterraneo della REvolution.

Tony Stark si sta togliendo l’armatura di Iron Man, mentre un braccio meccanico gli porge un completo da tremila dollari.

-Così questo tizio voleva solo copiare idee già esistenti e spacciarle per sue? Conosco miliardari che hanno fatto di peggio.-

<<Ti devo…delle scuse, Tony >> risponde Jocasta <<Non pensavo che i tuoi dipendenti fossero così difettosi. Se la signora Arbogast non mi avesse ordinato di tenere d’occhio Dilbert…>>

-Tranquilla. Stai parlando con chi gli ha pure dato dei soldi, no? Comunque le ho chiesto di dargli una buona liquidazione ed aiutarlo a trovare un buon lavoro. Penso che adesso mi odi per questo… le passerà presto. In fondo è stata lei ad assumerlo.

<<Ancora non capisce come tu faccia a fare così tanti soldi con un atteggiamento del genere.>>

-È normale, quando si è al tempo stesso il datore di lavoro e quello che fa tutto il lavoro pesante… una delle poche cose buone uscite da quest’armatura.-

<<A proposito, Tony, speravo di poterti parlare di un’idea che mi era venuta… non pensavo fosse il caso di parlartene fino a quando la signora Arbogast non ha accennato al fatto che l’azienda non ha bisogno solo di un uomo di ferro ma anche di una donna di ferro. Pensavo…>>

-Ah! Non penso che la signora Arbogast abbia bisogno di un’armatura, Jocasta, la renderebbe solo meno dura. Ora scusa ma non ho proprio tempo, devo rifarmi un po’ del tempo passato a lavorare metallo… inizio a dimenticarmi la vita mondana. Fammi un fischio se capita qualcosa di urgente!

Tony Stark lascia il proprio laboratorio, lasciando un supercomputer a lampeggiare nel buio.

<<Sì… vorrei dimenticarmene anch’io. Sigh… iniziare programma di manutenzione…>>

 

Nello stesso momento, da qualche parte a New York.

Dilbert Cowardale entra in casa propria, lasciando a terra la valigetta e cercando di accendere le luci. Ma premere l’interruttore più e più volte non ha nessun effetto.

-Perfetto! Proprio perfetto, ci voleva questo per completare la giornata…-

-Sei stato un buon collega, Dilbert.- dice qualcuno nascosto nell’ombra, la voce camuffata elettronicamente.

-Chi c’è !? Chi sta parlando?-

-Ti sei dimenticato di chi ti ha fatto assumere alla REvolution? Di chi ti ha passato quel virus per ottenere i codici di Jocasta? Di chi ha promesso di tagliarti la gola se non avessi pagato il nostro vecchio debito?-

-Spymaster !!! Senti…ho ancora delle amicizie alla REvolution…posso ancora darti quello che ti serve… posso infiltrarmi di nuovo…-

-Tranquillo, Dilbert. Sai di poterti fidare di me…ti ho mentito una sola volta in vita mia, del resto. Non ho mai avuto intenzione di tagliarti la gola.-

-Ah…beh…questo è…-

Il suono di una pistola con silenziatore ed il tonfo pesante di un corpo morto tagliano definitivamente la conversazione.

-Fortuna, Stark…solo fortuna sfacciata.

 

 

FINE

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Fine di un racconto decisamente lungo, ma ricco di eventi cruciali per le vite dei nostri personaggi. Cerchiamo di non sprecare altro spazio, quindi, via con le note.

1)       Alcoolismo. Che Tony sua un alcolizzato non è un segreto per nessuno ed il fatto è stato anche il centro di due delle più famose storyline di Iron Man. Giova ricordare ai più distratti che l’alcoolismo è una malattia cronica da cui non si guarisce mai veramente, si può solo tenere sotto controllo un giorno alla volta e basta cedere una sola volta, per ricaderci in pieno. Ecco, quindi, che diventa normale vedere Tony alla consueta riunione degli Alcolisti Anonimi. Queste riunioni solo raramente vengono mostrate, ma lui vi partecipa regolarmente, siatene certi.

2)       Poiché è anch’essa un’alcolizzata, diventa normale trovare alla suddetta riunione anche Carol Danvers, un tempo la supereroina Warbird. La sua discesa all’inferno è stata, ottimamente a mio avviso, illustrata da Kurt Busiek in Avengers Vol 3° prima e Iron Man Vol 3° poi.  L’autore di Seattle ha ben descritto le fasi che attraversa un alcolista:, negazione, autodistruzione, riconoscimento ed accettazione del problema, il difficile percorso della disintossicazione. Fu proprio Tony Stark a sostenerla durante tutto questo periodo e fu di certo molto soddisfatto quando al termine di Iron Man #25 Marvel U.S.A. Carol arrivò ad una riunione degli alcolisti anonimi di Seattle e pronunciò la fatidica frase: “il mio nome è Carol e sono un’alcolizzata”. Al suo debutto in Marvelit, nella collana dei Difensori, apprendemmo che aveva avuto una ricaduta. Niente di strano, sono cose che accadono spesso nella vita di un alcolista.  Fu in “Vendicatori: Speciale Guerra dei Mondi” che Carol, costretta a guardare nella propria anima, trovò la forza di reagire e salvare i propri compagni, iniziando così di nuovo il suo cammino di redenzione, cammino che dura tutt’oggi, visto che è riuscita a resistere anche dopo aver perso i poteri nel cataclismatico finale di Inferno². Sicuramente, però Carol è troppo intelligente per non sapere che il pericolo di una ricaduta è sempre dietro l’angolo e non frequentare regolarmente il suo gruppo di supporto. Anche se non la vediamo mai farlo, proprio come accade per Tony, è certo che lo faccia.

3)       Oltre a Tony e Carol, nell’Universo Marvel ci sono o ci sono stati altri alcolisti, tra cui ricordiamo: Theresa Rourke Cassidy, figlia di Banshee e membro di X Force; il mai troppo rimpianto Flash Thompson della cui morte, e soprattutto del modo in cui è morto, non cesserò mai di lamentarmi con l’autore ed il supervisore di quella storia. -_^

4)       In questo episodio non mancano i cambiamenti per i nostri personaggi e non sono cosa da poco. Cominciamo con l’addio di Colleen Wing e della sua storica socia Misty Knight. Confesso che un po’ mi dispiace, ma sentivo di non dar loro lo spazio che meritavano, specialmente a Misty. Quanto a Colleen, la sua storia con Tony non è riuscita a svilupparsi come doveva. Lui è sempre stato distratto da tanti problemi che non ha mai condiviso con lei, per non parlare del fatto che spesso e volentieri si è fatto distrarre anche da altre donne, come la Vedova Nera, ad esempio.  Come afferma, in pratica, la stressa Colleen: non basta il sesso a tenere in piedi una storia. Non preoccupatevi per Colleen e Misty, però; oltre a mantenere un flebile legame con la Revolution grazie al loro ruolo di consulenti esterni, con la possibilità di farsi rivedere in questa serie di tanto in tanto, le Figlie del Dragone troveranno certo il loro posto al sole da qualche altra parte, potete starne certi. Per il momento, vi avviso che le ritroverete presto in uno speciale di Marvel Knights in cui affronteranno un vecchio nemico di Iron Fist e di tanti altri. Avete indovinato a chi alludo? Se la risposta è no, niente paura lo saprete presto.

5)       Ad un certo punto della storia si rileva che Pepper Potts e Bethany Cabe, entrambe innamorate storiche di Tony, hanno tutte e due i capelli rossi e gli occhi verdi. Non sono le sole tra le donne di Tony Stark a d avere simili caratteristiche: ci sono anche la Vedova Nera e la citata Colleen Wing. Per non citare anche Sunset Bain (sebbene dubiti che sia naturale) e non dimenticando Janice Cord, Gretl Anders, Kathy Dare tutte con capelli se non proprio rossi, almeno biondo-rossicci e con occhi se non proprio verdi, di sicuro, almeno di colore chiaro. Ci potrebbe fare un’idea del tipo di donna che attrae di più il nostro Tony, non trovate? -_^

6)       Il supercriminale di turno è nientemeno che Shocker. In quest’episodio affronta un Iron man meno esperto di Tony Stark, Mike O’Brien, che scopre a sue spese, che Shocker avrà, forse, un costume un po’ pacchiano, ma non è proprio un avversario facile da battere come pensano in tanti.

7)       E così il segreto del figlio di Tony non è più tale. Dubito che qualcuno sia rimasto davvero sorpreso nello scoprire la sua identità. Quando Tobia mi lasciò in eredità la questione di un possibile secondo figlio illegittimo di Tony, mi trovai di fronte a due possibili scelte narrative: o rivelare che non era vero o rivelare che lo era. Avevo quasi deciso per la prima ipotesi, quando mi resi conto che difficilmente un tipo come Harold Howard, almeno come lo avevo caratterizzato io, avrebbe esposto il suo impero mediatico con una storia falsa. Dunque il figlio esisteva, ma chi delle sole possibili tre madri, almeno tra le donne “importanti” di Tony, poteva essere quella giusta? Più ci pensavo e più Meredith McCall mi sembrava la scelta più adatta. Il problema erra, però, che Meredith era già apparsa nelle storie di Iron Man ambientate nel presente e chiaramente non aveva figli. L’idea di un figlio adulto di Tony, però mi intrigava troppo. Per mia fortuna, mi venne in aiuto un espediente classico del feuilleton prima e della soap opera poi: il perfido padre che nasconde il nipotino indesiderato, lo fa passare per morto e lo fa adottare segretamente. Una volta trovato l’escamotage dovevo decidere chi potesse essere questo figlio. Mi attirava l’idea che potesse essere un personaggio già esistente e conosciuto, ma chi aveva l’età giusta, vale a dire tra i 20 ed i 22 anni? La maggioranza dei personaggi adolescenti o post adolescenti sono appannaggio delle serie mutanti ed io non avevo bisogno di un mutante. Philip Grant, detto il Corvo, già apparso in storie scritte da Len Kaminsky sembrava perfetto per il ruolo, ma ad un primo sguardo mi sembrava troppo vecchio. Una chiacchierata col nostro Fantastico Fabio Furlanetto mi convinse che il Corvo poteva avere anche 20 anni o meno e che il suo aspetto modo di vestirsi e di atteggiarsi potevano farlo sembrare molto più vecchio, quindi, se siete insoddisfatti, lamentatevi con lui. -_^

8)       E così l’avversario di Tony ora ha un nome o sarebbe più esatto dire un cognome: King, ma siamo sicuri che sia il suo vero nome? A giudicare dai nomi dei suoi collaboratori, ci sarebbe da dubitarne. Chi vivrà vedrà.

9)       Vera donna emancipata Rae Lacoste non solo rivela al suo uomo di avere sempre saputo che è War Machine, ma gli fa addirittura una proposta di matrimonio, rovesciando un classico cliché. Possiamo star sicuri che è questa la cosa che ha lasciato Rhodey più di stucco. -_^ Rae è un personaggio che mi è sempre piaciuto, o meglio, mi è piaciuto come la trattava Len Kaminski sin dall’inizio della sua storia con Jim Rhodes: decisa indipendente, spregiudicata e del tutto a suo agio in una relazione interrazziale. Per molti versi, la compagna ideale per uno come Jim. Rhodey e Rae non sono stati la prima coppia interrazziale della Marvel e nemmeno la seconda, ma sono uno dei rarissimi casi in cui è la donna ad essere bianca e per giunta, così bianca che di più non si può. Da questo punto di vista, tanto di cappello a Kaminsky. Infine, un’ultima annotazione: ho letto ormai molti anni fa in originale tutta la serie di War Machine, ma non riesco a ricordare che Rhodey abbia mai rivelato a Rae il suo segreto (Curioso, perché l’aveva rivelato a molta gente). Nel caso la mia memoria fosse fallace, diciamo che quello che Rae non sapeva è che Jim aveva ripreso il ruolo di war Machine dopo il breve periodo in cui nell’armatura c’era Parnell Jacobs e così salviamo in extremis capra e cavoli. -_^

10)   Colpo di scena finale: Tony Stark si dimette da Presidente della REvolution ed abbandona ogni ruolo operativo all’interno delle società di cui è azionista. Come dicevano alla Distinta Concorrenza: “Non è uno scherzo, non è una storia immaginaria”, sta accadendo realmente. Le motivazioni di Tony sono chiare: dedicare più tempo alla sua vita privata ed in particolare al rapporto coi figli, compreso, immaginiamo, quello con l’appena ritrovato primogenito maschio; ma sarà meglio che stia attento, non saranno tutte rose e fiori.. E se credete che sia solo un cambiamento di facciata, beh ricredetevi. Nei prossimi episodi avrete modo di vedere che lo stile dirigenziale di Jim Rhodes é ben diverso da quello di Tony e così il suo modo di affrontare i problemi, tra cui l’arrivo di un nuovo e non molto rassicurante socio e nuovi pericoli. Ma perché svelarvi tutto ora? Seguiteci in una nuova sequenza di storie che, almeno speriamo, vi porterà in nuove ed interessanti direzioni e se avete mai letto la frase: “Da ora in poi le cose non saranno più le stesse” e siete rimasti delusi da un ritorno allo status quo dopo pochi episodi, allora forse, stavolta non avrete delusioni. Non posso promettere che i cambiamenti saranno di tutti di vostro gradimento però, ma non si può avere tutto dalla vita, giusto? -_^

11)   Infine, questo numero ospita un bonus: una storia, scritta dal Furfantesco Fabio Furlanetto, che vede l’accoppiata più tosta dai tempi di Nitro & Glicerina. No, non i Blues Brothers, ma Jocasta e Mrs. Arbogast. Perfino Spymaster avrebbe paura ad affrontarle direttamente, specialmente la seconda. -_^. La storia è scritta col suo consueto stile, pieno di dialoghi frizzanti e molta ironia, spero vi piacerà come è piaciuta a me Approfitto dell’occasione per una comunicazione: da tempo il Fenomenale Furlanetto mi chiede quando Jocasta riavrà un corpo tutto per se, come ai tempi del suo debutto, tanto tempo fa. Ebbene, sarà lieto di sapere che io ed il Vendicativo Fabio Volino (nel senso che scrive i Vendicatori, non nel senso che non perdona mai le offese. -_^) abbiamo già deciso che questo avverrà, si tratta solo di decidere quando e dove.

12)   Inevitabile nota di Continuity. Quest’episodio si svolge per la maggior parte tra gli episodi #44 e #45 dei Vendicatori. L’episodio di Jocasta, invece si svolge parallelamente al racconto principale,

Nel prossimo episodio: non poteva mancare e l’abbiamo atteso anche troppo. Nemmeno la morte può fermare il più mortale nemico di Iron Man e ci vorranno gli sforzi di ben quattro Iron Men (per tacere di War Machine) per tentare di bloccarlo e sottolineo tentare. Non perdetevi il primo episodio della trilogia che non potevo non chiamare: il Signore degli Anelli (oh beh, in realtà potevo benissimo chiamarla diversamente, ma non so proprio resistere a certe tentazioni. -_^)

 

 

Carlo



[1] Che oggi è il Palazzo dei Vendicatori.

[2] Il tutto splendidamente narrato in Iron Man Vol 1° #182, inedito.

[3] Che attualmente è Warwear della Justice Inc.

[4] Girls only want have fun”, un classico di Cindy Lauper, se v’interessa saperlo.

[5] In Iron Man Vol 1° #20/21 (Devil, Corno #111/112)

[6] Nei recenti episodi dei Vendicatori.

[7] Franklin Delano Roosevelt nel suo discorso inaugurale da Presidente degli Stati Uniti il 4 Marzo 1933 (Carlo lo storico -_^)

[8] Come illustrato in Iron Man Vol 3° #11/20 (Iron Man & i Vendicatori #41/50)

[9] Come visto in Marvel (It) Team Up #2

[10] In Vendicatori #42/43 per la precisione.

[11] Un altro riferimento a Marvel Team Up #2, che stia cercando di spingervi a leggerlo? -_^

[12] Chief Executive Officer, il capo dello staff degli amministratori.